Spesso per cercare tra i libri da leggere bisogna fare un salto indietro nel tempo, alla ri-scoperta di quelli pubblicati anni addietro. Per questo oggi recupero un capolavoro di Jeffrey Eugenides: vi propongo la recensione di “Middlesex“.

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Tra iris e cuori minacciati da un martello, la recensione di “Middlesex”

La pioggerella che questa mattina ha punteggiato di goccioline gli iris viola che stanno fiorendo nell’orto davanti casa, mi ha fatto tornare in mente la copertina bianca e nera del romanzo, con uno storpio cuore lilla minacciato da un martello.

A vederli così mossi dal vento, quei fiori, resi ancora più violacei dall’ombra delle nubi incombenti, mi hanno fatto volare con la mente alla delicatezza e alla forza del romanzo di Eugenides.

Un libro che vale la pena riscoprire, di cui oggi vi propongo la mia recensione.

Recensione di “Middlesex” di Jeffrey Eugenides

La trama di Middlesex

Tra i libri da riscoprire e leggere nel 2020, oggi vi propongo la recensione di “Middlesex“, romanzo narrato in prima persona da Callie (diminutivo di Calliope), che racconta la sua storia, quella di una ragazzina che a 14 anni si rende conto di non essere come tutte le altre: Callie, infatti, è un ermafrodito.

Per comprendere se stessa, la protagonista narra la storia della sua famiglia, di tre generazioni di Stephanides, per andare alla radice del suo essere ciò che è, convinta che quello che si nasconde nel suo DNA si sia nascosto, come una colpa, fino a manifestarsi in lei.

Così troviamo i nonni, Lefty e Desdemona (personaggio tra i più belli di sempre, con i suoi bachi da seta, le sue tradizioni e le superstizioni), che partono da una Smirne in fiamme nel 1922 per giungere in un’America che consideravano la Terra Promessa. Poi, ci sono Tessie e Milton, i genitori, che si ritrovano anche loro a dover lasciare la loro città, Detroit, in piena esplosione industriale dell’era ford, per mettere radici a Middlesex.

Il viaggio di Calliope alla scoperta di sé

Ed è qui che cresce Callie, in una città che rappresenta proprio il suo essere, ovvero né uomo né donna, ma entrambe le cose.

Le vite della sua famiglia si intrecciano a quelle di tantissimi altri personaggi e situazioni, attraversando la loro storia e quella che ha riguardato il mondo intero.

Su questo sfondo, si staglia il viaggio di Callie, alla scoperta di ciò che è che vuole essere e che la condurrà a dover rispondere ad alcune domande determinanti: cosa rende ciascuno di noi quello che siamo? La biologia o il bagaglio culturale che abbiamo accumulato dal giorno della nascita? Vale più l’eredità familiare o la nostra forza di dar voce ai nostri sentimenti e desideri?

Middlesex, tra narrazione e poesia

Che Callie sia diventata Cal lo sappiamo fin dalle prime righe del romanzo.

«Sono nato due volte: bambina, la prima, un giorno di gennaio del 1960, in una Detroit straordinariamente priva di smog, e maschio adolescente, la seconda, nell’agosto del 1974, al pronto soccorso di Petoskey, nel Michigan»
(Callie, Middlesex)

Ma non è certo l’attesa di sapere quello che sceglierà la giovane Calliope a far proseguire con bramosia nella lettura di quest’opera d’arte. Quello che rende Middlesex irrinunciabile è vivere le emozioni di Callie, sentirle come se si provassero sulla propria pelle.

Come è possibile trattare un argomento tale in maniera delicata e diretta al tempo stesso? Eugenides ci riesce, tratteggiando pagine che rivelano la sua abilità di narratore e poeta al tempo stesso.

Passaggi di un’intensità travolgente

Qualcuno ha definito questo romanzo noioso. Non nego che ci siano passaggi ostici, ma sono ampiamente ripagati da altri di un’intensità travolgente. Quando leggerete di Callie, chiusa in biblioteca a cercare le parole per descrivere se stessa, quando quelle parole la definiranno “mostro”, non potrete che sentire il vostro cuore sciogliersi in mille pezzi, come se qualcuno avesse parlato di voi in quel modo.

Perché “Middlesex”, benché parli della storia di un ermafrodito, parla un po’ a tutti gli uomini e donne che riguardano con tenerezza alla loro adolescenza, quando tutto era dolore, ricerca, paura e grandi sentimenti.

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