Sapete quanto costa allo stato una donna vittima di violenza? 76 centesimi al giorno, meno di un caffè.

Una donna vittima di violenza costa allo stato meno di un caffè

Non mi era mai successo prima d’ora di ragionare in merito alla violenza sulle donne così insistentemente. Ne ho già scritto nell’articolo in cui vi ho parlato della mia esperienza con la violenza psicologica. Quest’anno sento tutti i lividi che appartengono al passato e ogni volta che ascolto una storia di violenza, la avverto bruciare intensamente sulla pelle.

Nel documentarmi sulla delicata tematica, mi sono imbattuta in un articolo pubblicato su La Stampa, dal seguente titolo: “Quanto costa una donna vittima di violenza? Meno di un caffè“. E’ un articolo del 2019, ma non credo che da allora la questione sia di molto cambiata.

Riassumendo moltissimo, si spiega che nel 2017 quasi 44mila donne si sono rivolte ad un centro antiviolenza; poiché i fondi pubblici per i centri antiviolenza sono stati 12 milioni di euro, se li dividiamo per il numero delle donne accolte, otteniamo la cifra di 76 centesimi, meno di 1 euro al giorno, appunto molto meno di un caffè.

La ricerca è stata condotta con il dipartimento per le Pari Opportunità, il Cnr e le Regioni e Istat. I dati si soffermano, in particolare, sui centri antiviolenza, parlando del loro numero, di come vengono finanziati, delle persone che ci lavorano, dei servizi offerti ecc ecc. (vi invito a leggere l’articolo a questo link).

Violenza sulle donne: e la prevenzione?

Se riuscissimo ad agire a monte, forse, i soldi di quel caffè non dovremmo nemmeno spenderli per mantenere i centri antiviolenza.

Rinuncerei ai miei se servisse ad aiutare le milioni di donne che ogni giorno chiedono aiuto perché vittime di violenza, non per fornire assistenza successiva agli abusi, ma perché se ne parli fino allo sfinimento affinché non capiti più.

Mi sembrerebbero i soldi meglio spesi di sempre.

Un caffè per ogni racconto di violenza

Credo fermamente che prevenire sia possibile ma per farlo è necessario un lungo lavoro fatto soprattutto di educazione e formazione. Bisogna parlarne parlarne e parlarne, fino allo sfinimento, non certo solo il 25 novembre.

Mi ricordo di un gioco: “Dieci lire per i tuoi pensieri“. Lanciando una monetina da lontano, se la persona faceva canestro in un bicchiere, l’altra doveva rivelare uno dei suoi pensieri.

Un gioco che potrebbe suonare, in questo contesto, qualcosa come: “Un caffè per ogni racconto“: ad ogni caffè speso, un racconto di violenza che insegni a prevenirla. Perché è soprattutto conoscendo quello che si rischia, secondo me è possibile prevenire.

Sono tantissime le associazioni che si occupano di questo tema nel resto del mondo, dove spesso sono ancora in vigore abominevoli pratiche e tradizioni, come, per citarne solo una tremenda, le mutilazioni genitali. Ma un’enorme parte del lavoro deve di certo essere fatto in Italia. Vi invito, in questo senso, a leggere questo articolo pubblicato sul sito di Istat

Prevenire la violenza vuol dire combattere le sue radici culturali e le sue cause. Per questo sono essenziali le strategie mirate all’educazione, alla sensibilizzazione, al riconoscimento e alla realizzazione delle pari opportunità in ogni ambito della vita pubblica e privata.

fonte: istat

Violenza sulle donne, per me un anno particolare

Per me questo è un anno particolare, in merito a questo tema. Da adesso in poi, mi sentirete parlare di violenza sulle donne, così intensamente da non poterne più.

Inizio da me, come sempre: iniziare da se stessi è un piccolissimo passo, sembra non avere alcun potere, ma se tutti facessimo un solo passo nella stessa direzione, quel passo diventerebbe come una maratona.

Violenza sulle donne, comincio da me

In diretta con la psicologa Elisa Sergi

Dall’articolo della scorsa settimana, sono successe tante cose. La prima, come già detto, riguarda la collaborazione con la psicologa Elisa Sergi, su Intagram con il nome di Psiconauta: il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, faremo una diretta, la intervisterò e parleremo insieme di questa così delicata tematica. Sarà il punto di partenza di un progetto che tengo moltissimo a portare avanti.

Un progetto con una scuola superiore

Sono successe altre cose, però. Sono stata contatta da una professoressa, che mi ha chiesto di pensare insieme a un progetto che riguardi i suoi studenti: una bellissima iniziativa, formare e informare i giovani, donne e uomini, mi sembra un passo fondamentale per la lotta alla violenza di genere.

Intervista a Dacia Maraini

Alto progetto, quello che sto portando avanti con il Comune per cui lavoro occupandomi di comunicazione. Abbiamo organizzato una maratona di lettura, convinti che parlare di violenza non possa esaurirsi a un semplice momento: leggeremo per un pomeriggio intero la piece teatrale “Passi affrettati” di Dacia Maraini, che racconta le storie di 7 donne vittime di violenza, e al termine avremo l’onore di intervistarla in diretta streaming. Un sogno che si avvera e un perfetto cerchio che si chiude (leggete qui, quello che avevo scritto su Dacia Maraini e su uno dei suoi romanzi).

Moda e scrittura per dire no alla violenza

Infine, sto elaborando un’idea che abbini scrittura e moda nell’affrontare la delicata tematica della violenza di genere e lo sto facendo con un brand di slow fashion che vi invito a scoprire su Instagram: il suo nome è Vagante e le sue collezioni sono ispirate all’anima e alla psiche femminile, alla scoperta e alla ricerca di se stessi.

Violenza sulle donne, ogni mese un caffè per ogni racconto che aiuti la prevenzione

E’ qui che chiedo la vostra collaborazione. Quel caffè di cui parlavo all’inizio sarà la “scusa” per parlare di violenza di genere, ogni mese, sul mio blog e su tutti i miei canali social. Sarà un appuntamento fisso, “Un caffè per ogni racconto che aiuti la prevenzione“: che sia un racconto di violenza, il racconto di un esperto, di un medico, di un professionista… l’importante è raccontare, l’importante è parlarne.

Scrivetemi su Instagram o su Facebook o compilando il form nella pagina contatti, a questo link. Scrivete la vostra storia o segnalatemi una storia che possa aiutare a non smettere di trattare l’argomento tutto l’anno. Decideremo insieme come parlarne. E decideremo come farlo insieme, perché, come detto, è solo con un incantesimo collettivo che possiamo mettere la parola fine alla violenza.

Concludo con una citazione, che racchiude tutto quello che è necessario fare affinché un giorno non ci sia più bisogno di parlarne.

L’obiettivo è lavorare per combattere le discriminazioni e gli stereotipi legati ai ruoli di genere e al sessismo, che producono le condizioni contestuali favorevoli alla perpetuazione della violenza maschile contro le donne. In tal senso l’attenzione deve essere massima alle nuove generazioni  e investire nella formazione

FONTE: ISTAT

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