“Randagi” racconta la storia di Pietro e di tutti i nati negli anni Ottanta, confusi da un’epoca precaria e senza punti di riferimento
Di “Nina sull’argine” mi è piaciuto molto il parallelismo tra i lavori per la realizzazione di un argine e lo scavo psicologico
“Corpi celesti” non mi ha conquistato, ma ci sono almeno tre ragioni per cui andrebbe letto (oltre alle 3 per cui non mi è piaciuto)
Perché il bambino cuoce nella polenta, dolorosa testimonianza di chi deve lasciare la propria casa e insegue per tutta la vita la felicità
“Quel che si vede da qui” mi ha lasciato per giorni una sensazione di tenerezza e felicità, mista a malinconia e tristezza…
Se non ci fosse un cambiamento, un incidente scatenante capace di mettere in discussione un equilibro, non esisterebbero storie
Per me “Morsi” è un romanzo sul cambiamento, su quello inevitabile che travolge tutti e tutto, sulla perdita e la sua accettazione
Dopo aver letto “Abbiamo sempre vissuto nel castello”, datemi tutto di Shirley Jackson e ve ne sarò per sempre grata
“Vita nostra”, una grande metafora di una trasformazione dovuta a un cambiamento obbligatorio e doloroso, prima imposto, poi cercato
“A questo punto, dimmelo tu, dottore […] Come faremo a salvarlo da sé stesso? A salvarci da quello che abbiamo risvegliato dentro di lui?”.
“D. Una storia di due mondi”, un omaggio a Dickens a 150 dalla sua morte e un canto contro le dittature e la paura del diverso