Dalla parte delle bambine” è un testo fondamentale, vero e proprio spartiacque della storia del nostro paese.
Scritto da Elena Gianini Belotti e pubblicato per la prima volta nel 1973 da Feltrinelli, ha come sottotitolo: “L’influenza dei condizionamenti sociali nella formazione del ruolo femminile nei primi anni di vita”.
Il sessismo nell’educazione
L’autrice, una pedagogista, scrive il testo dopo aver osservato per anni i condizionamenti messi in atto nell’educazione dei bambini e delle bambine, fin dal loro concepimento: il corredo rosa o azzurro, i luoghi comuni sulla forma della pancia, i giochi differenti proposti a bambini e bambine, le aspettative sui comportamenti degli uni o delle altre.
Insomma, per la prima volta in Italia, viene pubblicato un testo in cui si affrontano i condizionamenti di genere e si parla di sessismo nell’educazione.
Belotti smonta le convinzioni circa le ‘attitudini innate’ normalmente attribuite ai maschi e alle femmine, portando esempi per cui tali differenze sono in realtà frutto di condizionamenti culturali che si subiscono sin dai primi anni di vita, anzi, ancor prima di venire al mondo.
Per esempio. Mentre il maschio spaccatutto, curioso, vitale e anche aggressivo è accettato, la bambina vivace ed esuberante non rientra negli stereotipi, si deve quindi intervenire ‘femminilizzando’ questa caratteristica. Così vengono messe in atto tutte le tecniche possibili per indurla a modificare il suo comportamento.
Scrive Belotti: “A tre, quattro anni tutto è già compiuto nel suo destino legato al sesso cui appartiene, perché in quel periodo non c’è lotta cosciente contro l’oppressione”.
E ancora: “L’educazione a considerarsi maschio o femmina è l’elemento determinante dell’identificazione sessuale”.
Dunque, occorre mettersi dalla parte delle bambine. E mettersi dalla parte delle bambine significa “restituire a ogni individuo che nasce la possibilità di svilupparsi nel modo che gli è più congeniale, indipendentemente dal sesso a cui appartiene”.
Un enorme successo e una pietra miliare
Il libro fu un enorme successo editoriale. Le riedizioni si susseguirono velocissime e fu tradotto in 15 lingue, generando un dibattito che non si è mai arrestato e che, dopo più di 50 anni, è ancora in corso e si è fatto sempre più ampio, sempre più ideologico e politico.
Un dibattito che giunge fino a noi, con la stessa incredibile forza.
“Dalla parte delle bambine” è stato ripubblicato da Feltrinelli nel 2023 con la prefazione di Concita De Gregorio. Una prefazione in cui la giornalista rivolge ai lettori “un appello al disarmo”.
Scrive De Gregori: “Se un testo scritto cinquanta anni fa dialoga con la cronaca del presente, due conclusioni si possono trarre. La prima: è fondamentale in senso proprio, sta alle fondamenta di quello di cui parliamo. La seconda: non è cambiato poi molto da allora”.
No, non è cambiato così tanto. E questo è evidente perché stiamo qui ancora a parlarne. Con l’aggiunta che il dibattito, nel corso del tempo, si è arricchito diventando molto più complesso.
Il femminismo della differenza, infatti, ha dialogato con i movimenti post-coloniali e delle comunità LGBTQIA+ e la questione del genere si è intersecata con quella della razza, dell’orientamento e delle identità sessuali, spostando l’asse del discorso sul fatto che non esistono solo maschi e femmine, ma un arcobaleno di orientamenti e identità sessuali.
Sotto questa luce, la frase di Belotti, acquista un senso decisamente più ricco. “Restituire a ogni individuo che nasce la possibilità di svilupparsi nel modo che gli è più congeniale, indipendentemente dal sesso a cui appartiene” significa, appunto, quello che dice: a ogni individuo pari diritti, pari possibilità, pari dignità.
Rileggiamo “Dalla parte delle bambine”
Una volta, una mamma mi raccontò di essere stata a casa di un parente, dove c’erano solo bambini maschi. La sua bambina, ‘poverina’, aveva dovuto adattarsi a giocare con ‘giochi da maschi’. Non parlo di una signora di 70 anni, ma di una giovane donna, mia coetanea. La prova assoluto che ci sono convinzioni davvero complesse da scardinare. Basta un po’ di razionalità per comprendere che bambine e bambini sono tavole bianche e non hanno scritto nei geni la passione per bambole o macchinine. “Questi, è evidente, dipende solo dagli adulti”.
Dunque, io credo che questo sia un testo essenziale per chiunque si occupi di educazione, genitori, maestre e maestri, educatori ed educatrici. Ognuno dovrebbe interrogarsi su questo aspetto e provare a rendersi conto che niente è scritto, ma ogni cosa è determinata dai nostri comportamenti. Che possono e devono essere cambiati.
E’ un dovere: “Per restituire a ogni individuo che nasce la possibilità di svilupparsi nel modo che gli è più congeniale, indipendentemente dal sesso a cui appartiene“.
LEGGI LE ALTRE RECENSIONI SUL BLOG