“Lolly Willowes o l’amoroso cacciatore” di Sylvia Townsend Warner è un libro davvero strano. Quel genere di romanzo che ami oppure odi. Dal canto mio, non ho dubbi: lo amo alla follia!
“Lolly Willowes” è un potente e modernissimo manifesto femminista, un inno all’autodeterminazione femminile, uno sprone rivolto a tutte le donne a svincolarsi da attese e aspettative sociali, per ascoltare la propria voce interiore e diventare dinamite pronta ad esplodere.
Da Laura a zia Lolly
Per la sua famiglia e per la società borghese inglese di fine Ottocento, Laura è solo una zitella. Per tutta la prima parte del romanzo, la sua vita scorre placida, noiosa, come raccontata da altri. Il romanzo stesso è lento e ripetitivo.
La storia inizia con la morte del padre, con cui la giovane ha un legame fortissimo. Essendo donna e sola, non può decidere del suo destino e al suo posto ci pensano i fratelli, che stabiliscono che lascerà Lady Place, la bella tenuta di campagna dov’è cresciuta, per seguire il fratello maggiore Henry a Londra.
I fratelli stabiliscono anche quali saranno le sue attività: sarà zia a tempo pieno e domestica all’occorrenza. Ed è così che Laura diventa per tutti zia Lolly.
La placida zia Lolly si adatta e inizia a interpretare i ruoli che le sono stati cucito addosso. Non si lamenta, né si ribella, come se fosse del tutto normale lasciare raccontare la propria vita ad altri.
Eppure, ogni autunno, Laura si sente preda di uno strano turbamento, qualcosa che non dipende dalla sua vita, ma ha un senso molto più profondo, e viene dalla terra. Come un richiamo.
All’improvviso, come preda di un istinto quasi incontrollabile, tutto cambia. Non c’è un moto di ribellione: Laura chiede al fratello la parte dell’eredità che le spetta (eredità che nel frattempo lui ha deciso a sua insaputa come utilizzare), esce dalla porte della casa in cui è stata prigioniera e si trasferisce in in piccolo paesino nei boschi, Great Mop.
Da qui tutto cambia: a metà circa, all’improvviso, il romanzo prende una piega inaspettata, allucinatoria, come quando finisci improvvisamente sotto un temporale.
Da zia Lolly a Laura di nuovo
Lolly si lascia completamente andare al richiamo della natura che la reclama a sé.
Finalmente trova il coraggio di scegliere per sé stessa, di seguire quell’amore profondo e viscerale per la natura che la porta a vivere dove il suo cuore è sereno. Sceglie così di autodeterminarsi.
A questo punto la sua vera natura di svela e si libera e la donna è pronta a incamminarsi sul viale della stregoneria e a incontrare finalmente l’ “amoroso cacciatore” del sottotitolo, che altri non è che il “diavolo”. Ma non certo quello con le corna e il forcone.
Laura si libera da zia Lolly, quell’essere pallido che fino a quel momento è stata solo utile per gli altri, e torna a essere sé, Laura, con tutto ciò che questo significa.
“Lolly Willowes”, un inno all’autodeterminazione
La potenza di questo romanzo risiede nella sua incredibile modernità.
Lolly non è infelice con la sua famiglia, ma sente una strana malinconia, che qualcosa non va. Semplicemente, si sente oppressa dalle aspettative, dalle buone maniere, da quello che la società si aspetta e vuole da tutte le donne, che siano obbedienti, brave, educate.
Per fortuna riesce a mettersi in connessione con quel malessere e, sebbene ci metta tempo, a un certo punto arriva a comprendere la matrice di quel disagio, che di fatto è dovuto all’accettare passivamente un destino scritto da altri.
La sua ribellione è inaspettata, repentina ma altrettanto pacifica. Laura dice “basta” e a quel punto nessuno più riesce a farle cambiare idea. Quando sceglie per sé, lo fa con eleganza, ma con altrettanta decisione. Perché improvvisamente, comprende che se vuole esistere davvero non può che essere sé stessa assecondando la sua natura, nel bene e nel male.
Essere una strega
“Lolly Willowes” è un romanzo potentissimo, quanto sottovalutato e poco conosciuto. Una storia di formazione, con una seconda parte che più che fantastica definirei allucinatoria.
Ma con il senno di poi si comprende che non può che essere così, perché con la consapevolezza Laura svela la magia che nasce quando si libera la propria vera essenza.
Così è chiaro che la figura della strega equivale a una donna finalmente consapevole e grata per la sua potenza.
“Lolly Willowes”, la mia opinione
Durante la lettura di “Lolly Willowers”, non nego di essere rimasta perplessa. A un certo punto, un romanzo che scorre placido, quasi noioso, ha una virata nel fantastico, che lo rende allucinatorio, strano, come se tutto stesse accadendo in un sogno. Tra l’altro tutto senza scossoni, quasi come se il lettore scivolasse dentro il pensiero di Laura stessa.
Dopo qualche giorno, questo aspetto è quello che ho apprezzato maggiormente, perché è la rappresentazione di quello che accade a chi, dopo una vita a seguire i piani altrui per sé, si sveglia dal torpore e ritrova la propria immagine riflessa nello specchio di un lago: tutto diventa possibile, magico, sognante, creativo, spiritualmente denso.
E poi si parla di un viaggio interiore che Laura compie verso la riappropriazione di quello che sente di essere e tutto quello che ha a che fare con l’inconscio resta appeso a una metafisica dell’anima che non deve essere spiegata né totalmente compresa.
“Che piacere stare con persone che preferiscono i loro pensieri ai tuoi“: questa potentissima frase, è il senso di tutto, perché quando il significato di tutto diventa il viaggio verso sé stessi, quello che fanno gli altri non ha più nessuna importanza. E allora, liber* dal giudizio, autodeterminat* e concentrar* nella ricerca della conoscenza e della crescita umana e spirituale, la vita acquista davvero valore pieno.
Io questo libro lo consiglierò finché campo!
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