Mi pare che il termine “teoria del gender” in questo periodo sia proprio sulla bocca di tutti.
La teoria del gender, un gigantesco complotto: what?
Subito dopo l’omicidio di Giulia Cecchettin non si faceva altro che parlare di “patriarcato”. Passati un po’ di giorni, mi sembra che tutti si riempiano la bocca della parola “gender” e di una fantomatica “teoria del gender”, intendendo un gigantesco complotto ordito da qualcuno, non si sa bene chi, che ci vorrebbe tutti fluidi “senza identità sessuale ben definita” con il fine ultimo di sdoganare, udite udite, pedofilia e satanismo.
Così succedono cose davvero stravaganti.
Si arriva a negare l’omicidio di Giulia Cecchettin (what???), a tappezzare il mondo di cartelli in cui si urla “giù le mani dai nostri bambini” e “no gender nelle scuole”, a sbattere la testa alle quattro mura di una stanza per capire come si possa organizzare un percorso di educazione sessuale nelle scuole, senza che questa pericolossisima “teoria del gender” confonda le piccole menti di scolare e scolari (un esempio qui) .
Ma, prima di parlare e di esprimere opinioni, ci siamo informati? Sappiamo esattamente cosa si intenda per “teoria del gender”? E che cosa, invece, siano gli studi di genere?
Cosa si intende per “Teoria del gender”?
Il termine “teoria del gender” è usato negli ambienti più conservatori per riferirsi in modo critico agli studi scientifici di genere.
Quindi, partiamo da qui: cosa sono gli studi di genere, traduzione dell’anglossassone “gender studyes”?
Con “studi di genere” si intende una serie di studi, ricerche, riflessioni, da un punto di vista multidisciplinare, quindi che coinvolgono più materie (scienza, psicologia, sociologia, antropologia, filosofia ecc…), che analizzano il significato del sesso, ovvero il nascere con genitali maschili o femminili, all’interno di un contesto sociale e culturale.
Questi studi partono dalla distinzione del concetto di sesso da quello di genere, intesi, come ho detto, il primo come il possesso di organi riproduttivi maschili o femminili, il secondo come il processo di costruzione sociale delle caratteristiche biologiche, il rinforzo sociale e culturale che diamo a ciascuno dei due sessi.
E’ infatti fuori da ogni dubbio che il significato di femmina e maschio cambi da società a società e da un periodo storico all’altro. Giusto?
Da genere a ruoli, stereotipi, differenze… disugualianze
Dal concetto di “genere” e dalla differenza tra sesso e genere si costruiscono i “ruoli di genere“, ovvero le aspettative di comportamento che ci attendiamo da chi è maschio e da chi è femmina in una certa cultura o in un certo periodo storico. Ci aspettiamo, per esempio, che una donna voglia essere mamma, che ambisca al matrimonio, che desideri prendersi cura della famiglia e della casa…
Sui ruoli di genere si innestano, poi, gli “stereotipi di genere“, per esempio l’idea che una bambina debba vestirsi di rosa e un bambino di azzurro, che una bambina voglia praticare un certo tipo di sport (danza) e un bambino altri (calcio), che una bambina sia più docile e tranquila e un bambino più vivace e via discorrendo.
Su ruoli e stereotipi di genere, si basano le “differenze di genere“, ovvero le disugualianze, le disparità di un genere rispetto a un altro, nei diversi ambiti della vita pubblica, sociale, economica, politica, nonché nella sfera privata e quotidiana.
A cosa servono gli studi di genere e cosa sostengono i fautori della “teoria del gender”?
L’obiettivo ultimo degli studi di genere è quello di attivare politiche e culture “gender sensitive“, ovvero sensibili alle differenze di genere, che promuovano quindi narrazioni inclusive e non discriminatorie, che vadano al di là della semplice disaggregazione per organi genitali o sesso.
Chi diffonde, al contrario, il concetto di “teoria del gender”, si muove nella direzione opposta.
Fa prima di tutto propaganda, cercando di diffondere paura attorno a questi studi, sostenendo che puntino a diffondere l’idea che non esistano differenze biologiche tra sessi, che mirino a distruggere l’idea della famiglia, dell’ “unione sacra tra uomo e donna”.
Un mantra ripetuto da chi la sostiene, recita più o meno così: “Si salvi chi può da coloro che vogliono colonizzare le menti di bambini e bambine con una visione antropologica distorta, con un’azione di indottrinamento gender“. Ragione per cui si oppone all’educazione sessuale nelle scuole, per l’idea che questa millantata teoria del gender entri tra le mura scolastiche per minare l’identità di bambine e bambine, a favore di un mondo fluido, senza maschi e femmine.
Questo è ovviamente quando di più assurdo e fuori strada, che arriva nei in casi più estremi a postulare un vero e proprio complotto contro l’identità.
Follie tra l’altro che sono piuttosto evidenti quando vengono messi insieme tutta una serie di elementi tratti da ambienti violenti, che incitano l’odio e insistono sulla necessità che la nostra società permanga dicotomica, basta su due poli opposti: bianco / nero, puro/ meticcio, maschile /femminile ecc…
Chi sostiene questa teoria, si fa portavoce di un messaggio che istiga alle differenze, all’odio e alla discriminazione.
Libri per approfondire
Vi consiglio due saggi per approfondire questo tema, certo, lo comprendo di non di immediata comprensione.
Le identità di genere
Il primo è “Le identità di genere” di Elisabetta Ruspini. In questo saggio, la siociologa e ricercatrice analizza cosa si intenda con il termine “genere”.
Quale relazione esiste tra sesso e genere? Le differenze tra mascolinità e femminilità sono naturali, universali e immodificabili oppure si tratta di una costruzione sociale? Questo libro risponde a tali domande prendendo in esame una importante dimensione della socializzazione: la trasformazione del corredo biologico femminile e maschile in donne e uomini capaci di rispondere ai modelli di comportamento socialmente attesi.
Breve e di facile comprensione. Consigliato!
Gabbie di genere
Interessantissimo questo saggio, “Gabbie di genere” di Irene Biemmi e Silvia Leonelli. Un po’ complesso, ma vale la pena, perché racconta, citando esempi, come ruoli e stereotipi di genere possano trasfomarsi in vere gabbie per l’identità di ognuno.
Femmine e maschi, infatti, frequentano la scuola insieme fin dai primi anni di vita, ma durante il percorso le loro strade tendono progressivamente a separarsi, come se seguissero dei bivi obbligati che indirizzano le prime verso ambiti di studio di tipo umanistico e i secondi verso percorsi di tipo tecnologico-scientifico.
Talvolta, però, in questo quadro così ordinato accadono degli imprevisti che smontano la rigidità di schemi precostituiti: ci sono ragazze che decidono di addentrarsi in percorsi socialmente ritenuti “maschili” e ragazzi che si insinuano in percorsi socialmente intesi come “femminili”.
La ricerca descritta nel libro presenta le storie di giovani donne e giovani uomini che operano decisioni anticonformiste, ancora considerate “coraggiose”, “diverse”, quando invece andrebbero ricomprese nella normalità.
Le riflessioni educative proposte dalle autrici mirano a perimetrare e decostruire le gabbie di genere nelle quali possono risultare intrappolati studentesse e studenti nel momento cruciale in cui scelgono la loro trafila formativa, ma ambiscono anche a delineare nuove piste per orientarsi consapevolmente, sulla base dei propri reali interessi, curiosità, desideri: fuori dalle gabbie di genere.
Bello, bello, bello. Non solo questo saggio, ma anche immaginare un mondo senza gabbie.
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