Becoming“, ovvero “Diventare“: cosa significa, per ognuna di noi, il termine “diventare”?

Ci rifletto da quando ho finito di leggere “Becoming“, l’autobiografia di Michelle Obama, edito da Garzanti. Su questo concetto e su altri non meno interessanti è basato il racconto della vita di una donna che è stata tante cose, ma soprattutto che non ha mai smesso di diventare qualcosa.

Prima di entrare nel merito, permettetemi però una premessa.

Una breve (ma non troppo) premessa

Non ho letto “Becoming” pensando a Michelle Obama come la moglie di un ex Presidente democratico degli USA, e non su questo concentro le mie considerazioni in merito. Ma mi sono resa conto, entrando nel vivo della lettura, che proprio come la Obama stavo aprendo la mia vita a una serie di prime volte.

Prima di tutto, questa è stata la mia prima autobiografia. In secondo luogo, è stata la prima volta che ho riflettuto sul giudizio che gli altri hanno di noi sulla base delle letture che scegliamo.

E’ stata la prima volta in cui mi sono rivolta alcune domande: davvero si giudicano le persone in base ai libri che leggono? Davvero in base ai libri che leggono vengono classificate le persone?

Non ho mai scelto un vestito, un ristorante, un viaggio o qualsiasi altra cosa sulla base del mio orientamento politico, soprattutto perché non credo di averne uno così definito. Con l’età, però, mi sto rendendo contro di come spesso molte delle mie scelte vengano passate allo scanner al fine di essere collocate in una specifica appartenenza politica.

Non pensavo che questo accadesse anche per i libri, ma a quanto pare è così.

Condividendo su Instagram storie in cui documentavo la mia lettura dell’autobiografia di Michelle Obama, ho letto molti commenti diametralmente opposti tra loro, di chi ha criticato la scelta, addirittura chiedendomi se valesse la pena “perdere tempo”, o di chi, al contrario, era entusiasta manco l’avessi scritta io.

Perché si legge un libro?

Non mi ero posta nessuno di questi problemi acquistandolo, volevo solo leggere il racconto e il punto di vista di qualcuno che in qualche modo ha fatto la storia: che ci piaccia o no, Michelle Obama è stata la prima prima donna afroamericana a ricoprire il ruolo di First Lady.

Non credo si legga una biografia per appartenenza politica, almeno io non lo faccio, si legge qualcosa sempre e comunque per imparare e per conoscenza.

Dunque, se mi chiederete se vale la pena leggere questa autobiografia: certo, vale, vale come punto di vista, vale come racconto di chi fa parte di una minoranza, di chi è entrato alla Casa Bianca, di chi ha visto la storia da dentro, di chi ha fatto la storia, ma soprattutto vale come racconto femminile di una donna che ha lottato con le unghie e con i denti, che ha lavorato sodo per diventare continuamente.

Becoming, soprattutto molti spunti di riflessione

Poiché la premessa non è stata così breve come credevo e poiché molto di quel che penso di questo libro l’ho in qualche modo già rivelato, sarò breve nel dire che la lettura di “Becoming” è stata soprattutto ricchissima di spunti di riflessione.

Ho letto che molti hanno definito il ritratto che Michelle Obama dà di sé troppo “politically correct”: sono d’accordo. Anche se non vedo come sia possibile aspettarsi qualcosa di diverso da un autobiografia.

Ad ogni modo, ho apprezzato moltissimo la prima parte del racconto, quello relativo alla sua infanzia, ai suoi studi, all’incontro con Obama, alla prima candidatura in politica fino all’arrivo alla Casa Bianca. La seconda parte, invece, l’ho trovata un po’ noiosa e a tratti ripetitiva, ma forse proprio perché non ho letto questo libro per ritrovare un ritratto di donna impegnata in politica.

Le parole di Becoming

Ho riempito il testo di sottolineature e post-it, e riguardando le cose che mi sono appuntata mi rendo conto che ci sono alcune parole chiave che ritornando con insistenza: “resilienza“, ripetuta più e più volte, come quella di gruppi di persone, minoranze in particolare, che resistono e combattono per il loro posto nel mondo; “vulnerabilità“, quella a cui sono esposte persone a causa della loro diversità; “dimostrare“, perché chi fa parte di una minoranza è costretto a dover fare molto di più pur di far conoscere quanto vale; “istruzione” come un importante mezzo di riscatto; “fallimento“, come una sensazione da debellare affinché non si trasformi in realtà; e ancora “differenza“,”odio“, “cambiamento“.

Il fallimento è una sensazione ancor prima di essere una realtà. E in me lei stava instillando proprio questo, l’idea di un fallimento molto prima che io avessi provato a farcela. Mi stava suggerendo di ridimensionare i miei obiettivi, l’esatto opposto di quello che mi avevano sempre insegnato i miei genitori

Se si legge questo libro pensando alla donna che lo scrive, che nasce in una famiglia umile, con un padre disabile, il cui bisnonno era schiavo in una piantagione di cotone, che si fa strada appellandosi alla sua forza e non smettendo mai di studiare, formarsi, voler imparare e credere in sé stessa, che diventa avvocato, moglie, madre e first lady… questa è una stupenda storia da conoscere.

Sono una persona normale, che si è trovata a compiere un viaggio straordinario

Molto commovente il racconto del suo rapporto con il padre e più in generale con la sua famiglia, con la zia Robbie che l’ha sempre stimolata a dare il meglio; romantico l’incontro con Obama e il percorso verso la costruzione della loro famiglia, stupendo il loro modo di sostenersi a vicenda, anche quando non erano d’accordo con le reciproche scelte; molto intimo il ricordo della crisi coniugale superata; interessanti e tristi al tempo stesso tutti i passaggi dedicati alle critiche che Michelle Obama ha ricevuto durante e dopo la campagna elettorale

Ero donna, nera e forte, il che, per certa gente con una certa forma mentis, si traduceva in una sola parola: “arrabbiata”. Era un certo cliché negativo, uno di quelli usati da sempre per costringere le donne delle minoranze a restare ai margini di qualsiasi stanza, un invito subdolo a non ascoltare quello che abbiamo da dire

Perché consiglio Becoming

Insomma, riassumendo: consiglio la lettura di questa biografia perché abbiamo bisogno di modelli di donne che sanno che la loro forza dipende solo da loro stesse. Donne che non smettono di viaggiare alla ricerca di quel che sono, di continuare a diventare, appunto.

Per me diventare qualcuno non significa raggiungere una certa destinazione o conseguire un certo fine. Lo considero piuttosto un perpetuo movimento in avanti, un mezzo per evolvere, un modo per cercare costantemente di migliorarsi. Il viaggio non finisce.

Sono diventata madre, ma ho ancora molto da imparare dalle mie figlie e da dare loro. Sono diventata moglie, ma sto ancora cercando di capire, conscia dei miei limiti, ciò che significa amare veramente una persona e costruire una vita insieme. Sono diventata fino a un certo punto una persona di potere, eppure ci sono momenti in cui mi sento sicura e inascoltata.

Diventare richiede pazienza e rigore in parti uguali. Diventare significa non rinunciare mai all’idea che bisogna ancora crescere.”

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