Questa mattina, al risveglio, per un attimo ho creduto di aver sognato.
State a sentire: io, Gabri, Cele e “La Spirale del Tempo” siamo stati su un’isola abitata da gente sorridente, solare, accogliente; c’erano misteriosi uccelli con lunghe ed esili gambe e piume rosa, ali a forma di libro aperto; c’erano tanti bimbi e ragazzini, c’erano adulti con gli occhi sognanti, c’erano persone con il desiderio di non smettere di costruire cose belle per la propria gente, per il proprio paese.
E noi eravamo ospiti, nel senso più intenso che questo termine può avere: chiamati a partecipare a questo grande sogno collettivo, chiamati a indagare su “questo infinito mistero del vivere”, a parlare di come anche noi non smettiamo mai di essere piccoli e grandi sognatori, e di farlo attraverso “La Spirale del Tempo“, il nostro romanzo.
Un sogno a occhi e orecchie aperti
Questa mattina, dopo quell’attimo di smarrimento e incredulità, ho ringraziato il cielo che non fosse tutto un sogno: siamo stati davvero su un’isola, la Sardegna, ospiti dell’ottava edizione del Festival della Letteratura del Mediterraeo di Quartu Sant’Elena, organizzato dall’associazione culturale “Gente arrubia“, ovvero “popolo rosso”, in onore dei fenicotteri che vivono nelle saline e sono diventati il simbolo dell’associazione, con libri al posto delle ali.
Noi c’eravamo: questo infinito mistero del vivere, che era anche il tema dell’edizione 2022, ci ha portato ad essere invitati, parte del programma che ha visto salire sul palco di Casa Olla, dal 2 al 7 maggio, nomi davvero significativi, tra cui c’erano anche i nostri, Eleonora D’Errico e Gabriele Ionfrida, con il romanzo “La Spirale del Tempo“.
Un sogno sì, ma ad occhi e orecchie aperti, apertissimi, per vedere e sentire tutto e non dimenticare niente. Prima di tutto, il fatto di esserci, di essere parte dell’onda di meraviglia che ha travolto noi, figuriamoci cosa può aver dato a tutti i bambini e ragazzi che sono stati coinvolti, che porteranno sempre nel cuore centinaia di adulti positivi e propositivi, volitivi e visionari, che parlano di libri, sorridono, li spronano a guardare oltre, a vedere, a esserci. E’ questo che dovrebbero avere sotto gli occhi ogni giorno.
Festival della Letteratura del Mediterraneo
Il Festival della Letteratura del Mediterraneo prevedeva incontri con gli studenti delle scuole di Quartu, Sinnai e Maracalagonis al mattino, e dibattiti con la cittadinanza dal tardo pomeriggio alla sera. Un programma fittissimo, con ospiti di grande rilievo: tra gli autori di romanzi per ragazzi, Silvia Salis, Daniele Scaglione, Luca Tebaldi, Manuela Salvi; per i grandi Sergio Rossi e Federico Grazzini, Laura Marzi, Silvia Zucca, Fariboz Kamkari, Francesco Abate. Esserci è stato un onore.
Io e Gabriele, il 6 maggio, abbiamo incontrato le scuole secondarie di secondo grado, centinaia di ragazze e ragazzi.
Prima di arrivare eravamo un pochino agitati, avevamo timore di annoiarli. Invece, il tempo è stato troppo poco, avremmo voluto altre mille ore per chiacchierare con quegli studenti così curiosi, interessati, felici di essere lì, come noi.
L’incontro con gli studenti
Ci hanno riempiti di domande, alcune sulla storia, molte su di noi, su come si scrive un romanzo, come abbiamo lavorato in coppia, se ci piace lavorare insieme o preferiamo farlo soli. Qualcuno, meraviglia delle meraviglie, ci ha regalato delle illustrazioni: Simone ha rappresentato Vera e Rodio, Melissa l’occhio della Spirale del Tempo, il luogo che Lucas, il protagonista nel nostro romanzo, deve raggiungere per scoprire la verità su chi e cosa stanno mettendo in pericolo terra e isola.
Parole speciali meritano le docenti e i docenti: alcuni avevano fatto con i ragazzi un percorso preparatorio di lettura guidata del nostro romanzo, una docente, aveva riempito il libro di post-it e segni per ricordarsi elementi da approfondire con la sua classe. Di insegnanti così dovrebbe essere pieno il mondo.
Ciò che il Festival ci ha portato
Le penultime parole speciali (non per importanza, anzi) le dedico a Ciro Auriemma, Direttore Artistico del Festival della Letteratura del Mediterraneo, scrittore, parte del collettivo Sabot fondato da Massimo Carlotto, che ha voluto che il nostro romanzo fosse tra quelli a calendario. Un visionario, un vulcano, una mente sognante, che non smetterò mai di ringraziare per quello che esserci ha significato per noi.
Prima di tutto, per quello che significa sempre e sempre significherà avere a che fare con i ragazzi e trasmettere loro la nostra visione del mondo, spronarli a credere in se stessi, nei loro sogni, a lottare per loro.
Ma la partecipazione a questo Festival ha avuto anche altri significati, ci ha aiutato a vedere il nostro ruolo di autori sotto una luce differente, intanto a capire che SIAMO scrittori e che il nostro viaggio è iniziato e ora può solo condurci verso un altrove tutto da scoprire, con persone tutte da conoscere. Poi, a confrontarci, a fare rete, a tessere relazioni: come ho avuto modo di argomentare con Ciro stesso, viviamo in una società che ci vuole agguerriti e competitivi, ma la vera forza la conquistiamo facendo squadra.
Dunque grazie a Ciro e a tutti coloro che, consapevolmente o meno, ci hanno dato nuovo carburante per affrontare carichi la strada che abbiamo davanti.
Menzione speciale!
E Celeste? Celeste merita un paragrafo tutto per lei.
Quando abbiamo ricevuto l’invito al Festival della Letteratura del Mediterraneo, abbiamo ovviamente ragionato se portarla o meno. Avevamo paura che si sarebbe annoiata, che non ci avrebbe fatto godere il momento, del resto avevamo bisogno di essere concentrati. Eppure una vocina in noi ci suggeriva che sarebbe andata benissimo solo se anche lei fosse stata con noi. Lei che fa parte di questo viaggio e a cui è dedicato il romanzo. E così è partita con noi.
Che dire? Durante l’incontro si è seduta con i ragazzi, ha tirato fuori il suo zainetto, mostrato loro i giochi e la sua maglietta preferita, con un grosso disegno che cambia colore grazie alle paiette reversibili. E poi ci guardava, ascoltava, applaudiva quando vedeva gli altri farlo. Ogni tanto sbadigliava, ma dopo, con il sorriso e le guanciotte piene e rosee, tirava su il pollice e mi strizzava l’occhiolino.
Essere mamma lavoratrice e scrittrice, ti pone spesso davanti a scelte, io non le faccio, voglio continuare a fare la mamma ma non rinunciare ai miei sogni. E anche se non dovrebbe essere necessario dirlo, è giusto farlo, visto anche il polverone che le dichiarazioni di Elisabetta Franchi hanno alzato proprio in questi giorni: tutto questo è possibile perché io, Gabri e Cele siamo una squadra, perché non c’è chi fa cosa in nome di un genere di appartenenza, ma un gruppo composto da singole unità ma compatto, che rema nella stessa direzione.
Alla fine d tutto questo, consapevole che tornare alla realtà sia tutt’altro che semplice, ho in mente due sole cose da dire per concludere e partire verso altre mete: “ad maiora sempre”, “the rest is still unwritten”.