Quante cose diciamo di noi al mondo, per il solo fatto di essere al mondo? Anche solo scegliendo cosa indossare al mattino, stiamo comunicando qualcosa di noi.
L’altro giorno, leggendo “Oltre il bosco” di Melissa Albert, un bellissimo fantasy YA pieno di aforismi e frasi da sottolineare, mi sono imbattuta nella citazione che ho riportato sopra: “Sei una storia“.
Questa frase nel contesto del romanzo aveva un certo significato, ma estrapolata ne ha uno che vale per tutti noi ogni giorno: ognuno di noi è una storia, un racconto di se stesso. Non nel senso che recita una parte (forse anche un po’, ma non è di questo che voglio parlarvi), bensì che per il solo fatto di esserci sta raccontando qualcosa agli altri, al mondo che vive quotidianamente.
Insomma, quante volte avete sentito dire che per fare comunicazione è fondamentale lo storytelling? Bene: che vi piaccia o no, anche senza pensarci, ognuno di noi, ancor più da quando esistono i social, fa storytelling in ogni secondo della sua vita. Racconta una storia in cui è egli stesso protagonista.
Dunque, stante tutto questo, quanto è importante saper raccontare bene la propria storia? Quanto è importante saperla comunicare correttamente?
Non si può non comunicare
Sapete qual è il primo assioma della comunicazione secondo la Scuola di Palo Alto? Non si può non comunicare.
La non-comunicazione è impossibile, perché qualsiasi comportamento comunica qualcosa di noi ed è impossibile avere un non-comportamento.
Anche quando una persona cerca di trasmettere la volontà di non comunicare con un’altra, sta comunque inviando un messaggio, e quindi, comunica di non voler comunicare.
Qualunque cosa fai o dici, qualunque scelta o qualunque atteggiamento assumi, comunichi alcuni aspetti di te agli altri.
La domanda non è “se” una persona sta comunicando, ma “cosa” sta comunicando, anche tramite i suoi silenzi.
Chiaro? Non puoi non comunicare! Non puoi non raccontare!
Per esempio, cosa racconto io?
Sei una storia: ma ti stai raccontando bene?
Dato per assodato che anche ora che sei seduto sulla metro e stai leggendo questo articolo stai comunicando (per esempio che vuoi essere lasciato in pace dal tizio che vorrebbe prendere il tuo posto da seduto!)… voglio dirti una cosa a cui forse non avevi mai pensato.
Se mi segui da un po’ (sui social o qui sul blog) sai che nella vita mi occupo di comunicazione, in vario modo e a vari titoli: sono giornalista professionista (da 11 anni ormai, sob!), sono laureata in relazioni pubbliche e pubblicità (da 16 anni, aiuto!), lavoro nell’ufficio stampa di un ente pubblico, e sono una scrittrice. (CLICCA QUI PER SAPERE CHI SONO)
Sai qual è la cosa più importante che ho imparato in questi anni di esperienza?
La cosa più complessa, in tutte le relazioni umane, è trovare il punto di contatto nelle storie delle persone che si trovano a comunicare.
Se io racconto Cappuccetto Rosso e tu Raperonzolo, il nostro punto di incontro sarà il bosco, ma come lo troviamo se io sono a casa della nonna e tu rinchiusa nella torre e non siamo in grado di spiegare che dalla casa della nonna si vede il bosco in cui sorge la torre?
Io sono una storia, tu sei una storia, ma spesso non siamo capaci di raccontarci bene e quello che viene fuori è un racconto stonato, poco coinvolgente o che viene travisato.
Perché devi pensare che la storia di cui ognuno di noi è protagonista ha a che fare con ciò che abbiamo dentro, quello che siamo e pensiamo, e i nostri mondi interiori sono cosi ricchi e complessi, spesso e volentieri distanti anni luce dalle persone con cui abbiamo a che fare, che diventa davvero una sfida capirsi, parlarsi, comunicare, specie se si raccontano storie completamente differenti.
Le storie se ben comunicate tessono altre storie
Eppure le storie possono incontrarsi, intrecciarsi e dare vita a bellissime altre storie.
Per esempio: Celeste, l’altro giorno, mi ha detto che Romeo (il cattivo dei Pijamask) aveva rapito Giglio Tigrato (la figlia del capo indiano di Peter Pan). Le ho chiesto che ci faceva Romeo nella storia di Peter, ma ho subito ritirato la domanda: solo un adulto pensa ai confini. I bambini lo sanno che il mondo è fluido.
Il fatto è che prima di mescolare storie bisogna imparare a raccontare bene la propria di storia. Imparare a comunicare!
Raccontare la tua storia: ti insegno a usare i segreti della narrazione per la tua comunicazione
Succede che da oggi ti racconto qualche segreto per imparare a comunicare meglio la tua storia. A comunicare meglio in generale. Chiamo questa rubrica “Raccontare la tua storia” e ogni settimana ti darò piccoli segreti di comunicazione utilizzando l’arte del narrare.
Tips di comunicazione, direbbe chi sa usare le parole social. E lo dico anche io: dunque, seguimi per altre “tips sulla comunicazione!
A presto 🙂