Ti sei mai chiesto che scrittore sei?

E tu che scrittore sei? Ci hai mai pensato?

Bisogna sfogliare una intera biblioteca per scrivere un libro“, diceva Samuel Jhonson. Sono d’accordo, e non solo. Ritengo che lasciandosi inspirare e imparando dai grandi si possa riflettere su cosa significhi essere uno scrittore e su come si voglia esserlo. E che solo rintracciando tra le righe di un libro l’identità di chi lo ha scritto, si può imparare a cercare la propria.

Per parlare dell’argomento di oggi, mi ispiro, come sempre ho fatto e come sempre farò, a due romanzi che ho letto di recente: “Le sette morti di Evelyn Hardcastle” (di cui ho già parlato qui) di Stuart Turton e “La piuma magica di Gwendy” di Richard Chizmar.

Si tratta di due libri e due autori talmente diversi che mi hanno “costretto” a riflettere su alcune scelte stilistiche e narrative. Mi sono chiesta a chi mi sentissi più vicina e, dunque, che tipo di scrittore fossi. Ti propongo dunque questo tema:

  • Che tipo di scrittore sei?
  • Hai già trovato la tua identità?
  • Come la stai cercando?
  • E’ così importante averne una e una sola?

Parliamone.

Turton vs Chizmar: che scrittore sei?

Partiamo dai due romanzi sopra citati. Sono diversi come il giorno e la notte. Vi spiego perché.

Trama e personaggi

La trama de “Le sette morti di Evelyn Hardcastle” è un vero rompicapo, in cui si inseriscono più livelli di narrazione, non solo dal punto di vista temporale, ma anche per il modo in cui è possibile leggere il romanzo: si può considerare un giallo puro oppure ragionare sulla simbologia, sugli insegnamenti, sui messaggi dell’autore, Start Turton, che è un filosofo e ha inserito questa materia a caratteri cubitali nella sua opera.

Quella de “La più magica di Wendy”, al contrario, è una trama lineare, parte da A e arriva a B, presenta un inizio, uno svolgimento e una fine. I personaggi sono pochi e molto semplici, la loro psicologia, i loro sentimenti, le loro riflessioni e il modo in cui vedono il mondo non sono minimamente accennati. Cosa che non accade nel libro di Turton, dove sono complesse e articolate anche le descrizioni dei protagonisti, descritti in maniera puntuale, dal punti di vista fisico e caratterizzati anche da quello interiore.

Punto di vista narrativo e tempi verbali

Diverso anche il punto di vista narrativo, ovvero il punto di vista da cui l’autore osserva la storia e ce la racconta: ne “Le sette morti di Evelyn Hardcastle” l’autore sceglie la prima persona, a mio avviso creando un capolavoro e dimostrando la sua abilità. Perché il protagonista vive in otto differenti incarnazioni, quindi riuscire a mantenere un punto di vista saldo, facendolo ogni tanto sbandare (dichiarandolo sia chiaro) perché risucchiato dalle personalità dei corpi che lo ospitano, è geniale.

Nel caso de “La piuma magica di Wendy”, al contrario, l’autore ha scelto la terza persona singolare, con un punto di vista narrativo esterno ai personaggi. “Il 16 dicembre 1999 Gwendy Peterson si sveglia prima che sorga il sole” ecc.

Questa frase riportata evidenzia come la vicenda del romanzo di Chizmar si svolga ora, quindi la narrazione è al presente. Cosa che accade anche nel romanzo di Turton, che inizia: “Dimentico tutto tra un passo e l’altro“. Unica somiglianza tra i due autori.

Stuart o Chizmar?

Che dire, questi due autori non hanno nulla in comune, siete d’accordo? Riflettere sul loro stile, porta anche a riflettere sul nostro come scrittori.

Ecco le mie conclusioni e qualche suggerimento.

Premessa: NON C’è UN MODO GIUSTO O SBAGLIATO di scrivere, c’è solo una preferenza. Preferenza per chi scrive e per chi legge. Ci sono però delle regole affinché il romanzo e la storia funzionino. Non vi sto parlando di regole in assoluto, non posso certo trattare lo scibile narrativo in un articolo del mio blog, parliamo di quello che abbiamo affrontato: trama, personaggi, punto di vista della narrazione e tempi verbali.

  • Scegli il tuo punto di vista narrativo e mantienilo: dimentico io o a dimenticare è lui?
  • Scegli il momento in cui si svolge la vicenda e fai attenzione ai tempi verbali che utilizzi: Gwendi si sveglia o si svegliò?
  • Se scegli una trama non lineare, ricca di livelli e flash back, soprattutto se stai scrivendo un romanzo giallo, quello che accade deve essere impeccabile, quindi devi studiare tutto prima. Una scelta del genere non ammette errori.
  • Se scegli una trama lineare, ricorda che lineare non significa noiosa.
  • Se la tua storia ospita tanti personaggi, devi avere ben in testa chi sono: prima di scrivere, è consigliabile realizzare uno schema con nomi, età, chi sono, eventuali gradi di parentele, ruoli… Non puoi sbagliare nome, non puoi permetterti di sbagliare nulla. Vale anche se i personaggi sono due, ma ovvio che è più facile commettere errori se sono tanti.
  • Ultimo consiglio. A mio avviso, fatte le scelte sopra, non dovete portarvele dietro fino alla morte. Tutte quelle regole valgono all’interno di una storia, significa che lasciato da parte un romanzo in cui avete raccontato la storia in terza persona, potete cimentarvi in un racconto nuovo dove scriverete tutto in prima.

Dunque, ora la fatidica domanda? Che genere di scrittore sei? Sei uno Stuart Turton o un Richard Chizmar? Come lavori per esserlo o diventarlo?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *