Digitale gentile? Una contraddizione?

Da quando il digitale è entrato prepotentemente nelle nostre vite…

Ci sono alcune questioni di cui ci hanno (o ci siamo) convinti da quando il digitale è entrato prepotentemente nelle nostre vite. Ne cito alcune.

Uno. Essendo il mondo della comunicazione digitale veloce, anche gli obiettivi si possono ottenere con più velocità.

Due. Poiché sul web, tutti possono dire quel che vogliono, per farsi notare è necessario alzare la voce.

Tre. Essendo la comunicazione digitale basata su algoritmi e macchine, quel che serve è solo una strategia efficace.

Vi ritrovate? Ci avete pensato anche voi, oppure vi hanno detto una di queste frasi, non per forza in questo modo, ma comunque con questi contenuti?

Il potere della formazione

Mi sono avvicinata al mondo della comunicazione digitale relativamente tardi. In particolare, mi sono resa conto in un secondo momento (dopo averli per un po’ usati solo per diletto) che i numerosi strumenti a mia disposizione potessero tornarmi utili dal punto di vista della mia professione.

I social mi sono sempre piaciuti, non li ho mai demonizzati e ne ho sempre visto il lato positivo, propositivo e utile. In parte è vero che tutti possono dire tutto, che sono mezzi di comunicazione di massa e che dunque tutti possono essere presenti sui social… ma credo di aver appreso che la differenza la faccia davvero il COME si usano.

Ed è qui che devo spezzare una lancia a favore della formazione: se vogliamo utilizzare i social in maniera strategica e ragionata dobbiamo sapere come fare e, poiché nessuno “nasce imparato”, è bene affiancarsi a qualcuno che conosca il mestiere, per apprendere quelle regole che ci interessano per utilizzare quel dato social a nostro vantaggio.

Quando mi sono resa conto di tutto questo (ripeto, relativamente tardi) ho conosciuto Sara Malaguti di Flowerista.it

Un libro sul digitale con fiori e uccellini in copertina?

Il 2020 è stato senza dubbio l’anno in cui il digitale è esploso: ci siamo tutti resi conto che, nel bel mezzo della pandemia, ci ha in qualche modo “salvato”. Prima di tutto questo, ho frequentato un corso su Instagram con Sara e mi ero iscritta alla sua Flip Accademy.

Poi, è giunta la pandemia e tutto si è velocizzato e trasferito su Zoom.

E’ stato un percorso particolare, che oggi mi porta qui, a parlare della diretta che questo pomeriggio (18 dicembre alle 17) farò proprio con Sara.

Perché Sara, che mi ha insegnato a usare Instagram in maniera sensata e strategica, che mi ha spiegato alcune terminologie che ancora non ho pienamente inserito nel mio social-gergo quotidiano, che mi ha spiegato il perché della fine arte della programmazione a lungo periodo e molto altro… nel 2020, nel bel mezzo della pandemia, ha scritto un libro sul digitale, sulla cui copertina campeggiano fiori e uccellini…

Il digitale gentile

Tornando alle questioni con cui ho introdotto questo articolo… Dite la verità, tra tutte le cose che vi hanno detto sul digitale, che potesse essere “gentile” non ve l’aveva mai detto nessuno.

E “Il digitale gentile” è proprio il titolo del libro di Sara, edito da Edizioni L’età dell’acquario.

Che c’entra la gentilezza con il digitale? E perché fiori e uccellini sulla copertina di un libro che parla di comunicazione digitale e non tastiere e monitor? E, infine, cosa c’entra il termine “Flower” con una donna che fa di mestiere la divulgatrice digitale?

C’entrano nella misura in cui si comprende quello che segue.

Uno. Non è affatto vero che gli obiettivi sul web si raggiungono con maggiore velocità. Servono costanza e determinazione, il ché mi fa venire in mente la stessa costanza e determinazione che bisogna adottare nel giardinaggio…

Due. Non è affatto vero che per farsi notare sul web è necessario urlare. Ci sono forme di comunicazione martellanti, aggressive e ripetitive, è vero, e sono molto frequenti. Ma al lato opposto la comunicazione può adottare strumenti gentili, empatici e non invasivi.

Tre. Non è vero che per comunicare sui social serve solo strategia. Sara è l’esempio lampante di come l’empatia sia premiante. Come sopra, esistono forme di comunicazione che si basano solo su strategie, ma non per forza questo deve essere il canale scelto e non per forza se si fa diversamente si sbaglia.

Infine, poiché come ormai penso sappiate, sono una grande fautrice di un mondo gentile e autentico, dove la violenza (di genere, ma non solo) sia solo un antico e brutto ricordo (qui l’ultimo articolo sull’argomento) concludo questa lista dicendo: il libro di Sara, a mio avviso, e i suoi metodi di insegnamento e comunicazione mostrano come i social possano essere la via per imparare un modo di comunicare gentile che sia virale anche nella vita.

In un mondo in cui la comunicazione digitale è più frequente di quella in presenza (specie in questo momento) l’apprendimento di gentilezza e di un linguaggio che rifugga l’aggressività passa in larghissima parte dai social.

E poiché vita vera e virtuale sono ormai incredibilmente intrecciate, poiché una influenza l’altra con la stessa forza, apprendere gentilezza è un atto dovuto!

Certo, non nego che ci sia tutto un lato oscuro del digitale, di cui per altro Sara parla nel terzo capitolo de “Il digitale gentile”, ma c’è anche la forza della community online, di cui si parla proprio nello stesso capitolo.

In diretta con Sara

Di questo e molte altre cose parlerò con Sara alle 17 di oggi, venerdì 18 dicembre, in diretta su Instagram. Collegatevi sul profilo de La Derrick Racconta per vederla o, in alternativa, potrete guardarla in differita sul mio canale IGTV.

Concludo con una frase tratta da “Il digitale gentile”.

C’è una bella differenza tra considerarsi digitali perché si usano i social ed esserlo davvero perché si approccia il digitale con il vero scopo di cambiare lo status quo delle cose. Il vero valore della trasformazione risiede non nella trasformazione compiuta, ma in quell’inesauribile processo che sfida di continuo l’approccio tradizionale.

“Il digitale gentile”, Sara Malaguti

3 Replies to ““Il digitale gentile”: fiori e uccellini per parlare di comunicazione digitale?”

  1. Bellissimo articolo e bello il libro consigliato, me lo segno!
    Credo che empatia e gentilezza debbano essere alla base di tutto, e che purtroppo manchino in quasi ogni campo, dunque ben venga se diventano tangibili anche nel digitale! <3

    1. Vero. Ormai reale e virtuale sono fusi e interconnessi, uno influenza l’altro. Abbiamo il dovere di apprendere gentilezza anche sul digitale!

  2. 229. Occorre sentire nuovamente che abbiamo bisogno gli uni degli altri, che abbiamo una responsabilit verso gli altri e verso il mondo, che vale la pena di essere buoni e onesti. Gi troppo a lungo siamo stati nel degrado morale, prendendoci gioco dell’etica, della bont , della fede, dell’onest , ed arrivato il momento di riconoscere che questa allegra superficialit ci servita a poco. Tale distruzione di ogni fondamento della vita sociale finisce col metterci l’uno contro l’altro per difendere i propri interessi, provoca il sorgere di nuove forme di violenza e crudelt e impedisce lo sviluppo di una vera cultura della cura dell’ambiente. 230. L’esempio di santa Teresa di Lisieux ci invita alla pratica della piccola via dell’amore, a non perdere l’opportunit di una parola gentile, di un sorriso, di qualsiasi piccolo gesto che semini pace e amicizia. Un’ecologia integrale fatta anche di semplici gesti quotidiani nei quali spezziamo la logica della violenza, dello sfruttamento, dell’egoismo. Viceversa, il mondo del consumo esasperato al tempo stesso il mondo del maltrattamento della vita in ogni sua forma.

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