Un mondo di brutte notizie?

È un fatto risaputo, i giornali, di qualsiasi tipo, orientamento e su qualsiasi supporto vengano divulgati, tendono a darci soprattutto brutte notizie. Perché? Da giornalista vi dico che spesso la teoria sostenuta dagli editori è che le brutte notizie tirano e di conseguenza fanno vendere di più.

Un’interessante articolo pubblicato su thegoodnewsblog considera questa scelta, ovvero il fatto di puntare sulle bad news, una questione di comodo: “E’ tempo che il giornalismo esca dalla sua zona di comfort” scrive in apertura la giornalista.

Sempre secondo la giornalista, le persone sarebbero stufe di questo approccio, ma io di questo non sono così convinta. Sostengo un po’ quello che invece scrivono su TPI.it, ovvero che le persone dichiarino di preferire le belle notizie solo a parole. TPI racconta di uno studio scientifico, che ha dimostrato come, almeno tra gli studenti, sono più quelli attirati dalle cattive notizie che quelli che propendono per le buone. 

Non di sole brutte notizie vive l’uomo

Ma al di là di questo, di quello che vorremmo o vogliamo scrivere e/o leggere, poiché è ovvio che continuamente accadano cose belle e brutte, compensiamole per sopravvivere: non di sole brutte notizie può vivere l’uomo, anzi.

Parafrasando il teorema di Archimede, “Ogni corpo immerso in un liquido riceve una spinta verticale dal basso verso l’alto, uguale per intensità al peso del fluido spostato”, il nostro motto sarà “Ogni persona immersa nel fiume delle notizie quotidiane, riceve una spinta felice dal basso verso l’alto uguale per intensità alla portata della bella notizia che scansa la brutta”.

Ogni persona immersa nel fiume delle notizie quotidiane, riceve una spinta felice dal basso verso l’alto uguale per intensità alla portata della bella notizia che scansa la brutta

TEOREMA DI ARCHIMEDE APPLICATO ALL’INFORMAZIONE

La bestia e la bella

Dunque, avrei voluto inaugurare oggi la rubrica settimanale “La Bestia e la Bella – Brutte e belle notizie dal mondo, per compensare le prime con le seconde”. Non per vivere nell’ignoranza, ma per sapere che non viviamo solo in un mondo brutto, in cui la terra è destinata a sparire, il debito pubblico a schiacciarci e il coronavirus a ucciderci tutti. Io stessa però mi sono resa conto che è cosa tutt’altro che facile.

Oggi, per esempio, sfogliando Il Giorno, dopo la politica, la sanità, la moda, l’economia, le cronache, sono giunta a pagina 17 della sezione dedicata ai fatti milanesi e mi sono trovata davanti un titolo bello davvero “Si torna a scoprire la magia del cinema”: la giornalista Sofia Francioni racconta come il settore sia in aumento dello 0,54% e che gli spettatori (milanesi in particolare) sembrano prediligere film d’essai; il Lombardia sarebbero stati incassati 18 milioni. Che bello, la cultura salverà il mondo, penso.

Mondo che, però, non è certo messo bene, secondo l’articolo che, incredibile parallelismo, è pubblicato ancora a pagina 17 ma delle cronache nazionali: “Caldo choc tra i ghiacciai, venti gradi in Antartide” recita il titolo. Pare che questo riscaldamento climatico porterà gli orsi polari a non avere cibo entro il 2030 (mancano solo dieci anni) e che il numero di pinguini in Antartide sia sceso del 60% dall’ultima spedizione del 1971 ad oggi.

Provo ad accostare le due notizie e mi suggeriscono un’assordante verità: guardare al micro (alla Lombardia in questo caso) può distrarre dal macro (il grosso problema dell’inquinamento, del riscaldamento globale che non può più essere rimandato). Non funziona oggi la mia rubrica, non funziona la mia teoria.

Quando il micro distrae dal macro

CONSAPEVOLEZZA ODIERNA

Ma la prossima settimana ci riproverò. Chissà, forse sarò, saremo, più fortunati.

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