“La verità sul caso Harry Quebert” se ne stava lì, sugli scaffali delle librerie e mi strizzava l’occhiolino. Io lo guardavo con la coda dell’occhio e passavo oltre. Le mie erano ottime ragioni: diffido dai libri che piacciono a tutti. Comunque, alla terza volta, mi ha sedotto. Mannaggia a Joel, a Marcus e ad Harry e mannaggia anche a Nola: mi hanno fregato.
E’ vero, in fatto di libri sono una grande snob: come tutti gli accaniti lettori rivendico il diritto di non essere un “lettore commerciale”, ma di saper scovare, in mezzo a milioni di scrittori, perle letterarie che piacciono a pochi ma buoni. Siccome Joel Dicker piaceva a troppi, volevo far finta che non potesse piacermi.
Ma un bel giorno…
Passo accanto a uno scaffale in cui campeggia in bella mostra il romanzo e penso “Un’occhiatina non farà certo male, no?”. Lo apro, lo sfoglio e quando arrivo alla quarta di copertina c’è Joel Dicker che mi fissa: scopro che è dell’ 85, ha solo 3 anni meno di me, e che è incredibilmente bello.
Chi mi conosce lo sa che ho un debole per gli scrittori, non solo fisico ma intellettuale (forse perché sogno di essere come loro, un giorno). Sta di fatto che, per colpa degli occhi azzurri di Joel, delle pagine quasi vellutate, della copertina morbida (diffido dalle copertine rigide) e della sovraccopertina… lo acquisto.
Dopo essere stata sedotta, sono stata stregata: quattro giorni ininterrotti di letture, portavo la storia di Harry e Marcus ovunque e non riuscivo a smettere di leggere. Sì, è vero, hanno ragione coloro che l’hanno definito un libro “furbo”, perché lo è davvero molto: in un solo romanzo si parla di amore, amicizia, lavoro, sogni infranti e realizzati, di rivincite e riscatti, c’è un morto e un giallo, c’è una relazione tra un uomo grande e grosso e una minorenne e c’è persino il caso di un successo immeritato. Insomma, ci sono davvero tutti gli ingredienti necessari per creare dipendenza.
Sedotta e stregata continuavo a leggere, cercavo di arrivare a questa benedetta verità che sembra non arrivare mai… ed è vero, quando arriva, è un po’ una delusione. Ma mi domando: un romanzo si giudica dall’inizio e dalla fine o da tutto quello che c’è in mezzo? Se non riesci a separartene, se non vedi l’ora di sapere come andrà a finire, se ami i personaggi a tal punto che non vorresti separartene mai… non si parla di capolavoro? Io penso proprio di sì, secondo me quello di Dicker è un capolavoro proprio perché seduce e crea dipendenza. E anche se non vorresti lasciarlo mai, anche lui finisce e ti abbandona.
Sedotta, stregata e abbandonata…
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Entrato per merito nella classifica dei miei preferiti,l! Uno dei migliori libri che abbia letto negli ultimi tempi: lessico forbito, ricercato, ma mai eccessivo, descrizioni ineccepibili che permettono al lettore quasi di ricreare la scena davanti ai suoi occhi e dare un volto a personaggi e un’immagine ai luoghi: che dire!? Tra avvincente: una scomparsa, un omicidio, la sete di successo ed il valore dell’amicizia, un giallo-investigativo raccontato in un continuo avanti e indietro nel tempo…difficile non stare al passo e non esser curiosi di sapere come andrà a finire, chi sarà l’assassino, ricco di colpi di scena denso di pathos! È un “mattone” solo per il numero dibpagine perché io l’ho letto in due mezze giornate 🙂
Condivido appieno!