Parlare di un romanzo con chi lo ha scritto è sempre bello, ma chiacchierare con Manuela Piemonte, autrice de “Le Amazzoni” (edito Rizzoli) è stato davvero davvero emozionante, perché si tratta di un bellissimo libro e perché ho trovato in lei una forte spinta poetica ed emotiva… e questo mi ha conquistata.
Le amazzoni
Ho intervistato Manuele Piemonte venerdi 11 giugno, nell’ambito di una rassegna itinerante che porta i libri nei bar. Bello chiacchierare di libri e scrittura bevendo un caffè e, come spesso accade, quando un libro ti è già piaciuto e hai la possibilità di comprendere appieno le ragioni dell’autore, il romanzo ti entra davvero nel cuore.
“Le amazzoni” parla di un capitolo della nostra storia di cui poco si parla e che mi è invece apparso di un’importanza tale da non comprendere perché, soprattutto a scuola, non se ne faccia nemmeno cenno.
Le protagoniste, Angela, Sara e Margherita, tre sorelle di 6, 7 e 9 anni, vengono portate via dalla Libia, dove abitano, nel giugno del 1940, con la scusa di trascorrere tre mesi estivi in una delle colonie italiane, per imparare a essere brave donne del regime.
Ma allo scoppiare del secondo conflitto mondiale, quella che si diceva sarebbe stata una “guerra lampo” e che invece non lo sarà, le ragazzine restano intrappolate laggiù, lontano da casa, dalla loro mamma, senza sapere quello che sta accadendo alla loro famiglia… in quello che diventa di fatto un collegio.
Torneranno libere solo alla fine della guerra, nel 1944 e lo faranno dopo anni che sembreranno secoli, in cui a tenere viva in loro la fiamma della speranza e della forza sarà il ricordo di una amazzone incontrata poco prima di essere portate via da casa.
Tutte le donne sono un po’ amazzoni
Sulla terra, al galoppo, una donna a cavallo con un incedere fiero e libero, sfiorava il villaggio senza voltarsi, come se intorno a lei ci fosse ancora lo stesso paesaggio visto dalle sue antenate: un’oasi con l’acqua le palme, i cammelli a riposo e gli edifici bassi e bianchi progettati dagli architetti dell’impero romano […]
Passava sfrecciando velocissima, al punto da sembrare spinta da un battito d’ali invisibile, pronta a spiccare il volo.
Con questa immagine, apparsa a Sara e Angela, le due sorelle maggiori, durante la notte, alle bimbe viene dato l’annuncio che partiranno per l’Italia. E questa immagine, di una donna cosi diversa da quelle a cui sono abituate, le accompagnerà fino alla fine, come simbolo di una donna che lotta coraggiosa per la sua libertà e, nel loro caso, anche per resistere e sopravvivere.
La colonia, infatti, si rivelerà molto diversa da quello che era stato loro detto: i capelli vengono tagliati tutti a zero, per la paura dei pidocchi, e le ragazzine sono obbligate a rispettare una ferrea disciplina, svegliandosi presto, pregando, pulendo, rispettando il coprifuoco, a fronte di pochi momenti di svago al mare.
Le vigilatrici sono fasciste selezionate, che fanno rispettare le regole e sembra che nulla riesca a scalfirle.
Eppure… eppure c’e la notte, quella parte che in questo romanzo si contrappone al giorno e che, confermato anche dall’autrice, rappresenta il vero sentire di tutte le donne bloccate in questa colonia: durante la notte le piccole protagoniste ripensano all’amazzone, si sentono più libere di essere le donne che vorrebbero e non quelle che il regime vorrebbe diventassero, di sognare per loro un futuro migliore.
E scoprono che anche le vigilatrici più severe di giorno, hanno il loro modo di infrangere, anche se per poco e anche se con gesti piccoli, le regole del regime che sostengono, come se in ogni donna, in fondo, ci fosse un’amazzone.
Alle donne di tutto il mondo e di sempre…
Cose che ho scoperto leggendo: la colonia di cui si parla e esistita ed esiste ancora: si tratta della Colonia Marina Edoardo Agnelli, ora torre FIAT.
La storia raccontata dalla Piemonte è una storia vera, quella di decine e decine di bambini che da un giorno all’altro divennero vere e proprie vittime di guerra senza aver praticamente mai visto un soldato. Partiti bambini con l’illusione di andare a fare tre mesi di vacanza, molti non ricordavano più il loro cognome o il nome del paese da cui venivano, solo il loro numero di matricola…
Ma, sebbene parli di donne sotto il fascismo, questo romanzo parla alle donne di tutte le epoche e di tutto il mondo. A tutte le donne che, almeno una volta nella vita, hanno visto imporsi un ruolo e hanno lottato per occupare il posto nel mondo che sognavano e desideravano davvero per loro.
Libro straconsigliato!
Guarda l’intervista che ho pubblicato sul mio canale IGTV.