Per quanto mi riguarda, come costruisce mondi e come gioca con le fiabe Melissa Albert nessuno lo fa: “Il paese del buio“, secondo volume della saga di Hazel Wood che segue “Oltre il bosco“, è la prova dell’unicità di questa autrice, della sua conoscenza perfetta degli archetipi che popolano le storie e le nostre vite, di come storia e realtà si fondano sempre e perfettamente.
Da scrittrice mi inchino alla sua maestria: chapeaux.
Nella recensione che leggerete, parlerò da lettrice, ma non posso esimermi dal parlare anche da autrice che non ha nessuna intenzione di nascondere la sua invidia e venerazione per questa storia e per la sua “filatrice” (licenza poetica che capirà solo chi ha già letto o leggerà questi romanzi!).
Trama “Il paese del buio”
“Quanti possono dire di aver attraversato un mondo fatto di pezzi del proprio cuore”
pag. 184
Alice Proserpine è una storia, il personaggio di una favola scritta da sua nonna, Althea Proserpine, che aveva creato un luogo chiamata Oltremondo in cui vivevano moltissime altre storie come lei, “Alice tre volte”.
In “Oltre il bosco” l’avevamo lasciata nel momento in cui era scappata dal mondo fiabesco di Hazel Wood (la tenuta della nonna) grazie all’aiuto di Ellery Finch, compagno di scuola, fan sfegato di Althea Proserpine.
In “Il paese del buio” la ritroviamo insieme agli altri abitanti dell’Oltremondo, tutti approdati nel mondo reale, a New York, alla ricerca di una vita non magica.
Ma l’ombra proiettata dalla sua enigmatica nonna è lunga, e per Alice e gli altri sopravvissuti che sono stati coinvolti, le cose non sono più le stesse. Per Alice, condurre un’esistenza totalmente umana non è semplice. Nonostante sua mamma Ella ci provi a tenerla lontano dai guai, nonostante lei stessa voglia tentarci davvero… sembra che per quanto si possa togliere Alice dall’Oltremondo, più difficilmente l’Oltremondo da Alice.
Ci riuscirà?
Per un po’ forse si. Ma poi… qualcuno inizia a uccidere e mutilare i profughi del suo vecchio mondo, portando via pezzi dei loro corpi, inizia a ricevere lettere da Ellery Finch in uno strano modo, qualcuno inizia a seguirla e cerca di ucciderla…
Alice allora si tuffa a capofitto in questa dark story. Dovrà alla fine affrontare un potentissimo vecchio nemico, fare i conti con la propria doppia (anzi, tripla) identità, e ultimo ma non ultimo salvare, con il sempre provvidenziale aiuto di Ellery Finch, il nostro povero mondo reale.
Un cambio di stile ne “Il paese del buio”
“Credi che sia semplice costruire un mondo nuovo? Lottare con il buio e la luce, appendere le stelle, mettere in equilibrio la luna e persuadere ogni filo d’erba a crescere? Riempirlo dei bei mostri che si raccontano, che vivono le loro storie, che sono delle storie, far scorrere il tempo e far si che il suo cuore regga?“
pag. 239
Questa “puntata” della saga è decisamente più oscura e a tratti macabra di “Oltre il bosco“. Da lettrice devo dire che nelle prime pagine ho fatto un pochino fatica ad orientarmi. Alcune descrizioni, come il primo inseguimento in cui viene coinvolta Alice, mi sono sembrate troppo “splatter”.
Ma andando avanti con la lettura de “Il paese del buio“, ho presto ritrovato la cosa che più avevo amato della storia di Alice. Senza dubbio il richiamo alle favole, anche se qui ci ho rivisto archetipi e miti molto più lugubri: il tema del doppio (con le gemelle), delle porte che aprono mondi, dei fantasmi che ritornano a chiedere il conto, della morte che torna quando torna se torna.
Altro punto di forza de ”Il paese del buio”, come era stato in “Oltre il bosco”, senza dubbio l’ambientazione, che non è quella di nessun altro, ma è che quella di tutti, nel senso che in qualche modo magico l’autrice riesce a cucire nelle sue narrazioni le atmosfere di tutte le storie che conosciamo già.
Abbiamo già incontrato mille volte gli archetipi che utilizza, ma usarli come fa lei… è magico, è da scrittori con la S maiuscola. Come crea altri mondi fantastici la Albert, per me nessuno lo fa.
Qualche apprezzata novità
“Mi guardo e mi ricordai che si poteva dividere un momento in un milione di storie e che c’era un milione di modi in cui queste storie potevano finire“
pag. 260
Una novità rispetto “Oltre il bosco” che ho molto apprezzato è il ruolo più importante di Ellery Finch. A metà libro, la narrazione si alterna tra il suo punto di vista e quello di Alice, mostrando un ragazzo molto diverso, cresciuto, diventato uomo.
Il cammino dei due ragazzi viaggia parallelo, ma non si ricongiunge, fin quasi alla fine, quando la trama culmina nel colpo di scena, molto affascinante e descritto alla perfezione, vivido come in un film.
Ho apprezzato molto il cambiamento dei personaggi che in qualche modo viaggia di pari passo con il cambiamento dell’ambientazione, rendendo tutto ” più adulto”.
E c’e anche un pizzico di romance, dolce, senza essere smielato.
Un altro mondo possibile
“Sognai invece un altro mondo. Un luogo che potesse allungarsi e prendersi tutte le persone che amavo. Quelle spezzate e fragili. Quelle solide e quelle già scomparse”
pag. 261
“Il Paese del Buio” è un degno seguito di “Oltre il bosco“, e apre nuove possibilità inaspettate.
Il modo in cui la Albert si approccia al mondo delle fiabe mi incanta. Per quanto mi riguarda, il punto di forza di questo romanzo è la capacita dell’autrice di “dar vita a una narrazione reale in un corpo fantastico”.
Proprio come in “Oltre il bosco”, la storia di “Il paese del buio” potrebbe a ben vedere essere la storia di qualcuno che perde il senno, che vive una serie di allucinazioni dovuto all’abuso di droghe (per esempio) o altro.
“Il paese del buio” riporta alla luce la stessa profondità di lettura del primo volume della saga, pieno di simboli, metafore, messaggini, come le briciole di pane di Pollicino. Ed è tutto quello che cerco in un libro!
Da leggere assolutamente!
Piccola parentesi. A un certo punto della storia, viene citato il romanzo “Ho un castello nel cuore” di Dodie Smith, autrice de “La carica dei 101“. Un romanzo che avevo in libreria da un po’ e che inizio subito a leggere.