Che forza e che tenerezza “La ladra di parole“.
Questo romanzo mi ha commosso più di una volta, mi ha fatto sorridere, mi ha fatto riflettere e pensare.
Se dovessi spiegarvelo in poche parole, vi direi che è il racconto della vita di Adunni, una ragazzina nigeriana, di soli 14 anni, costretta alle più terribile brutture: venduta, prima come moglie a un vecchio, poi come domestica a una donna cattiva che la maltratta e la picchia. Ma è soprattutto la storia della sua tenacia, della determinazione, del sui percorso verso la libertà.
Mentre leggevo le prime pagine, pensavo fosse una storia risalente ad almeno un secolo fa. Invece… la storia di Adunni è del 2015. Mi si è spaccato il cuore in mille pezzettini, quando l’ho scoperto. E ho pensato che noi siamo qui a pensare all’inclusione grammaticale e ci sono donne ancora schiave nel Ventunesimo secolo.
Una voce forte che si fa ascoltare
Ho portato con me “La ladra di parole” durante il reading retret che mi sono regalata per il mio compleanno. Un reading retreat al femminile, con Womenplot, casa editrice che si occupa di far sentire la voce delle autrici donne e di valorizzarla. “I support female writer and amplify their voices“, il claim!
Scelta perfetta, perché Adunni, la protagonista del romanzo di Abi Dare, desidera con ogni cellula del suo essere far sentire la sua voce, ma non vuole una voce e basta, vuole una voce forte, che tutti l’ascoltino, e sa che l’unico modo che ha per farsi ascoltare è andare a scuola, imparare a leggere e a scrivere, imparare cose.
Vive a Ikati, un villaggio nel cuore della Nigeria, dove il destino delle donne è segnato: passano l’infanzia a occuparsi della casa e dei fratelli più piccoli, vanno a scuola solo per imparare a leggere e scrivere e poi vengono date in moglie al miglior offerente.
Ma lei è diversa: ama studiare, scoprire parole nuove per dar voce ai propri pensieri, per capire il mondo, per immaginare un altro futuro. La sua mamma la sprona e lei sogna di diventare maestra, di spiegare alle bambine come, grazie all’istruzione, possano liberarsi della miseria, guardare lontano, cercare la loro strada.
Un destino crudele
Quando la mamma muore, però, il suo sogno si scontra con la realtà. Suo padre, infatti, decide di venderla a Murofu, un uomo vecchio che ha già due mogli, nessuna delle quali gli ha dato figli maschi.
Adunni sa che la sua famiglia ha un disperato bisogno dei soldi di quest’uomo, e compie il suo dovere di figlia: lo sposa e si sottomette alle sue violenze, continuando a sperare che domani sarà un giorno migliore.
Fino a quando una terribile tragedia la obbliga a scappare a Lagos, dove diventerà la serva di una donna prepotente e crudele, Big Madam, e avrà paura delle violenze del marito, Big Daddy, con l’ombra della ex serva Rebecca, sparita chissà dove. Ma anche allora Adunni continuerà a desiderare ardentemente la sua libertà, a sognare che domani sarà davvero il suo giorno.
La speranza
Nonostante il mondo crudele in cui si trova a combattere, Adunni trova chi la mette in guardia e la protegge.
Kofi, il cuoco personale ghanese della ricca famiglia diventerà il suo consigliere, e Ms Tia, attivista ambientalista inglese, prenderà a cuore la situazione della ragazza e le insegnerà la lingua inglese.
E, non meno importanti, sono i libri: nonostante le regole severe che vigono in casa di Big Madam, Adunni riesce a rifugiarsi nella stanza della biblioteca e a sfogliare il dizionario Collins e Il libro dei fatti: Nigeria tra passato e presente, riuscendo a migliorare il suo inglese e apprendere molte realtà sulla Nigeria a lei prima sconosciute.
Lo spirito dei libri la accompagna, la segue, la sostiene. La conoscenza la fa sentire libera dentro, ancor prima di essere libera davvero.
Qui e ora
La voce di Adunni ne “La ladra di parole” è molto realistica e questo mi è piaciuto moltissimo.
Una nota iniziale, infatti, avverte il lettore che la traduzione di Elisa Banfi rispetta il broken English parlato in Nigeria, mantenendo quindi le difficoltà linguistiche della voce narrante, ed è proprio questo linguaggio sgrammaticato, spesso divertente, a farci vivere sulla pelle i dolori di Adunni, le sue speranze, le ferite del corpo e dell’anima, la gioia della conoscenza.
Questa scelta mi è piaciuta tanto e ritengo renda il romanzo più riuscito. Sembra quasi di sentire qualcuno raccontare la sua storia, con le difficoltà linguistiche reali che incontra.
La scoperta di questo racconto, arrivato in concomitanza con il mio reading retreat, mi ha fatto molto riflettere. In tema di diritti, anche in Italia abbiamo molto da fare e costruire, ma avere la consapevolezza che i fatti che racconta Adunni sono attuali, pone l’attenzione su quanto divario possa esserci in fatto di libertà e privilegi tra diverse nazioni e continenti.
Per quanto le difficoltà e le lotte delle donne siano ancora oggi, nel nostro Paese, moltissime, dovremmo comunque ritenerci fortunate di essere nate qui e ora e non lì.
La ladra di parole, ovvero la ragazza con la voce forte
Interessante anche approfondire chi ha scritto questo romanzo.
Abi Daré è cresciuta a Lagos, in Nigeria, ma vive in Inghilterra da diciotto anni. Dopo la laurea in Legge con specializzazione in Managment internazionale, ha ottenuto un master in Scrittura creativa alla Birkbeck University of London. Attualmente abita nell’Essex col marito e le figlie.
“La ladra di parole” è il suo primo romanzo. Il titolo originale è “The girl with lauding voice“, ovvero “La ragazza con la voce forte”. Lo trovo ancora più bello e significativo.
Ultimo approfondimento, che ritengo doveroso: secondo le stime di Save the Children, nel mondo vivono 650 milioni di donne che si sono sposate troppo presto. Tante bambine, secondo l’Unicef, soprattutto dopo il Covid, che ha aggravato i problemi economici di tanti Paesi, potrebbero non tornare a scuola o non iniziare affatto le lezioni.