Scommetto che, da donna, ti sei spesso chiesta cosa significhi essere una femminista oggi. E scommetto ancora di più che, se sei diventata mamma, ti sei chiesta ancora più spesso cosa significhi essere una mamma femminista o crescere una bambina femminista.

Quindici consigli per crescere una bambina femminista

Per rispondere a questa significativa domanda, voglio parlarti di un breve ma importantissimo libro, opera della scrittrice e attivista nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie, che mi ha portato a una profonda riflessione, come donna, mamma e professionista. Si tratta di “Cara Ijeawele, ovvero quindici consigli per crescere una bambina femminista“, edito in Italia dalla casa editrice Enaudi.

Si tratta di una lunga lettera che la Adichie scrive alla sua amica Ijeawele, che ha appena avuto una figlia e le domanda come fare per educarla a essere una femminista.

Ne vengono fuori quindici brevi capitoli, che ho trovato importantissimi punti di partenza per una riflessione sul femminismo, su quello che genera e porta con sé, che va ben oltre la parità di diritti o il ruolo di educatore di ogni genitore.

Quindici consigli per crescere una bambina femminista

I bambini vivono di imitazione

La cosa che ho più apprezzato, dal punto di vista di una riflessione personale, è che la Adichie non parta dall’educazione a sondare il modo per crescere una bambina femminista, bensì dal ruolo che ogni genitore deve incarnare. In particolare, i primi consigli, si soffermano ad analizzare il punto di partenza, ovvero i genitori e in generale gli adulti, spingendo a una riflessione sul nostro comportamento.

L’idea della scrittrice è che prima di essere educatrice, ogni mamma deve essere esempio, introiettando davvero i comportamenti che vorrebbe diventassero naturali nella propria bambina.

Per esempio, si parla dell’importanza di essere una donna completa, non definita solo in relazione alla maternità, o di creare una relazione di parità domestica con il partner che non sia ingabbiata in ruoli, bensì in equilibri, che non comporti quindi il sentirsi in dovere di ringraziare, di definire quello del papà della bambina un aiuto, di chiamare il papà “mammo” o “baby sitter”.

Per tutto il libro la Adichie ritorna su questo concetto, per esempio quando parla dell’aspetto fisico, e sottolinea l’importanza che la bambina sia circondata da donne e uomini che abbiano qualità che vorremmo che imparasse ad ammirare: “I bambini vivono di imitazione” scrive, “imparano dagli esempi“.

Oppure, quando parla dell’importanza di affrontare da subito il tema del sesso e, sottolineando come in ogni cultura, la sessualità femminile “abbia a che fare con la vergogna”, scrive: “per essere sicura che lei non erediti da te la vergogna, devi liberarti te stessa della vergogna ereditata“.

Dunque, noi siamo il punto di partenza. Riecheggia qui il monito di Gandhi: “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”.

La differenza è la realtà del nostro mondo

Altra cosa che ho particolarmente apprezzato, è il fatto che il vademecum di quindici consigli non ha a che fare solo con il femminismo, ma affronta una serie di importanti tematiche educative che il femminismo comporta, porta e genera: per esempio, l’importanza di parlare delle differenze, la lotta al razzismo, a tutte le discriminazioni, a tutte le forme di violenza, fisica e psicologica. E poi, il ruolo fondamentale della cultura e dei libri, l’educazione alla gentilezza data e meritata, all’amore dato e meritato ecc.

Insegnale la differenza” scrive la Adichie. “Rendi la differenza normale. Insegnale a non attribuire un valore particolare alla differenza. E il motivo non è essere giusti o carini, ma semplicemente umani e pratici. Perché la differenza è la realtà del nostro mondo. Insegnandole la differenza le fornisci gli strumenti per sopravvivere in questo mondo così vario

Un manifesto necessario

Ho trovato questo breve flusso di coscienza un manifesto importante e necessario, scritto in modo semplice, da amica ad amica, una lettera che vorrei che ogni mamma leggesse.

Perché anche io, come la Adichie, credo che “un confronto onesto su come educare i figli in maniera diversa sia urgente”, per “creare un mondo più giusto, per le donne e per gli uomini”.

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