L’esperienza di lettura è soggettiva, individuale e speciale: ogni libro, sebbene unico, parla in maniera differente a ogni lettore, che lo troverà in qualche modo scritto esattamente per lui, con le parole di cui aveva bisogno, in quell’esatto momento. Questa è la più grande magia che fanno i libri.

Creature luminose” di Shelby Van Pelt mi ha parlato soprattutto di empatia, amicizia, di diversità, dell’imparare a rispettare gli altri esseri viventi, qualsiasi lingua essi parlino (o NON parlino).

In tutte le recensioni che ho letto, prima di scrivere la mia, la frase tipica era: “non guarderò mai più un polpo nella stessa maniera” e io confermo, aggiungendo che questa lettura mi ha messo davanti alla meraviglia e allo stupore di quanto il nostro mondo sia pieno di creature luminose che gli esseri umani hanno deciso di etichettare come semplici, primitive e quant’altro, per arrogarsi il diritto alla supremazia.

Trama di “Creature luminose”

Tova Sullivan lavora per l’Acquario di Sowell Bay, una tranquilla cittadina nei pressi di Seattle.

Pulire i pavimenti durante le ore serali in compagnia delle creature che si muovono silenziose nelle vasche la aiuta a combattere la solitudine dopo la scomparsa di suo figlio Erik, scomparso quando era solo un ragazzo: sebbene tutti sono convinti del suo suicidio, Tova non ha mai accettato questa versione, convinta che suo figlio non si sarebbe mai tolto la vita.

La principale attrazione dell’acquario è Marcellus, un polpo gigante del Pacifico, che dalla sua vasca sembra osservare attento ogni mossa di Tova.

Una sera, mentre sta passando lo straccio nell’ufficio del personale, Tova scorge Marcellus impigliato nei fili della corrente e delicatamente cerca di liberarlo.

Mentre si domanda come abbia fatto a uscire dalla teca, il polpo stende un tentacolo verso di lei, come per abbracciarla. Da quel momento i due iniziano a stringere una speciale relazione, fatta di silenzi soprattutto, ma di grande comprensione e sensibilità, da parte di entrambi.

Le cose cambiano quando Tova per un infortunio viene sostituita da Cameron, un giovane appena giunto in città alla ricerca del padre biologico. Marcellus non tarda a capire che i due sono legati da qualcosa, e il suo straordinario intuito lo spinge a intervenire.

Un’intelligenza rara… non quella umana

I segreti sono ovunque. Alcuni umani sono zeppi di segreti. Mi chiedo come facciano a non esplodere

Il romanzo racconta la storia da due punti di vista: quello degli umani, in terza persona, e quello del polpo Marcellus, che parla al lettore in prima persona. Questa scelta a mio avviso già delinea la storia, rendendo evidente quale sia la prospettiva lucida e reale sugli accadimenti: Marcellus, infatti, osserva tutto quello che accade vedendo cose che agli umani passano letteralmente sotto il naso senza che capiscano, nonostante siano gli esseri viventi che, grazie alle parole, avrebbero più possibilità di spiegarsi e capirsi.

Non che altre specie siano migliori da questo punto di vista, ma persino un’aringa riesce a capire dove sta andando il suo banco in modo da poterlo seguire. Perché gli umani non riescono a usare milioni di parole che hanno semplicemente per comunicarsi i loro desideri?

Dunque, è Marcellus che deve intervenire per mettere a posto le cose ed è grazie a lui che il lettore ha la chiave di lettura di questo romanzo.

Di norma a me i buchi piacciono. Un buco in cima alla mia vasca mi dà la libertà. Ma non mi piace il buco che lei ha nel cuore. Di cuore lei ne ha uno solo, e non tre come me. Il cuore di Tova. Farò tutto quel che posso per aiutarla a colmare quel buco.

Perché leggere “Creature luminose”

Il fatto che il polpo parli in prima persona permette al lettore di scoprire il mistero prima dei protagonisti della storia, scoprendo il finale ben prima della fine. Un espediente che ho apprezzato e che aiuta a entrare in empatia con l’animale e vivere la storia proprio dal suo punto di vista.

D’altro lato, però, questo aspetto rende la seconda parte del romanzo un pochino prevedibile e mielosa, per altro con la narrazione di fatti che secondo me potevano anche essere omessi. Un fatto che comunque non cambia la mia opinione su questo romanzo, che consiglio per la tenerezza e per i temi trattati, che sono tosti (il lutto, la perdita, il fine vita, l’accettazione del tempo che passa) in maniera molto semplice e delicata.

E poi, come potrei non consigliare un romanzo con un protagonista così: Marcellus, con i suoi tre cuori e un’intelligenza fuori dal comune, vi sorprenderà e vi farà riconsiderare l’idea che avete di lui e, forse, (io ci spero) di tutti gli animali.

Infine, la meravigliosa relazione tra Tova, un’anziana signora “con un buco nel cuore”, e Marcellus, un polpo gigante del Pacifico, dimostra che chi sa empatizzare crea legami sopra ogni aspettativa, che l’amicizia non ha bisogno di parole e che le ferite non guariscono ma possono essere lenite grazie all’amore, di qualsiasi tipo esso sia.

Vi consiglio anche il documentario “Il mio amico in fondo al mare“, a cui l’autrice sembra essersi ispirata per raccontare questa insolita e speciale amicizia.

“Adesso dobbiamo proprio salutarci amico mio. Ma sono contenta che Terry ti abbia salvato, perché tu hai salvato me”


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