Oggi vi parlo de “I giorni del giudizio” di Sabina Coloredo. Ve ne parlo con grande nostalgia.
Prima di tutto perché gli anni in cui è ambientata la storia narrata in questo romanzo (fine anni Sessanta) sono carichi di nostalgia per qualcosa che avrebbe potuto essere e non è stato, per le battaglie combattute in cui in molti hanno creduto e che alla fine sono diventate polvere, come lo smog milanese.
Ma soprattutto perché la storia parla di un periodo, non storico ma di tutti, che ha quel sapore dolce e amaro, rabbioso e spaventoso al tempo stesso: l’adolescenza.
“I giorni del giudizio” mi ha fatto tornare alla mia adolescenza: erano gli anno Novanta, ben diversi da quelli che vive Annina, la protagonista, ma erano comunque anni di lotte, contestazioni, affermazione di sé.
Essere adolescenti
LI CHIAMAVANO I GIORNI DEL GIUDIZIO, SENZA MAIUSCOLE, PERCHE’ ERA UN GIUDIZIO LAICO, ANCHE SE NON MENO TEMIBILE DI QUELLO UNIVERSALE. CON IL TEMPO IMPARAI ANCHE IO A CHIAMARLI COSI’
Sabina Colloredo, “I giorni del giudizio”
Ogni libro richiama qualcosa dentro chi lo legge.
Annina, la protagonista, mi ha fatto pensare a me a 16 anni. Non ero una rivoluzionaria, come lei, anche perché non sono cresciuta in centro a Milano negli anni che di poco hanno preceduto il periodo del terrorismo (quelli che sono noti come anni di piombo): ero un’adolescente normale. Però, in Annina mi sono in qualche modo rivista.
A 16 anni, per quanto ci si senta incredibilmente diversi dagli altri, si provano anche gli stessi sentimenti di inadeguadetta, desiderio di appartenere a una causa, certezza che le cose possono davvero cambiare e che cambieranno grazie al tuo impegno…
E’ una magia, ma è anche una tortura. Perché a un certo punto l’illusione svanisce ed è come svegliarsi da un incantesimo e si iniziano a vedere le cose come sono. Ditemi voi se non sono questi giorni del giudizio…
Trama de “I giorni del giudizio”
“I giorni del giudizio” ha per protagonista Annina, un’adolescente nata in una famiglia bene della Milano anni Sessanta.
Suo padre ha un lavoro importante e sua madre è una donna vivace ed eccentrica, pronta ad appassionarsi alle grandi cause. Ha anche un fratello gemello, Ettore, che non potrebbe essere più diverso da lei. Al fratello è legata in modo viscerale da un legame che niente può dissolvere.
Quando nel 1967 si iscrive al Liceo Classico Carducci, Milano è percorsa dalle avvisaglie del 1968 e per lei, figlia di un ex partigiano nata in una famiglia progressista, sarà inevitabile appassionarsi alle rivendicazioni di libertà e uguaglianza che agitano la società italiana.
Da quel momento, la vita di Annina, i rapporti con i compagni di scuola, la scoperta della sessualità, la lotta contro la discriminazione femminile, le difficoltà di comunicazione in famiglia, si intreccia strettamente con la sua militanza politica. Questa la porterà sempre più vicina a quello che sembra un passo inevitabile: entrare in clandestinità e partecipare alla lotta armata.
Dolce e amaro
Cosa c’è in questo romanzo? Un’epoca che i ragazzi di oggi non riescono nemmeno a immaginare. Un’epoca di grandi cambiamenti, in cui dovevi necessariamente decidere da che parte stare.
L’adolescenza è, questo è ovvio, bianco o nero, ma essere adolescente negli anni sessanta-settanta significava schierarsi negli ideali e nella politica, essere “comunista” o “fascio”.
Annina è una ragazza che non ci pensa due volte a farlo, scende in campo per difendere i propri ideali, decide di far parte della lotta armata e non ha nemmeno timore a impugnare una pistola, non ha paura a dire quello che pensa, ad amici e genitori.
E tutto questo sullo sfondo dei gravissimi fatti storici di quegli anni, le manifestazioni, i feriti, gli attentati, le morti di ragazzi giovanissimi, le stragi… tra tutte la strage di Piazza Fontana.
In questo romanzo c’è il turbinio dell’adolescenza. Quando Annina si innamora, lo fa perdutamente e dolorosamente, come si può fare solo in adolescenza.
Ogni minuto passato lontano da Claudio era una tortura. La consapevolezza che esistesse una tale dipendenza mi esplose dentro lasciandomi nuda e indifesa
Annina corre per tutto il romanzo, corre con il ritmo forsennato di quegli anni visti da una ragazza di 16 anni. Fino a quando succede qualcosa che ferma il suo disperato correre. Proprio a un passo dagli anni di Piombo.
La mia opinione
Ho letto “I giorni del giudizio” tutto d’un fiato. Il mondo visto da un’adolescente ha una luce differente e leggere di quegli anni dal punto di vista di Annina mi ha conquistato.
Consigliato. Ai ragazzi di oggi, a quelli di domani, ma anche a quelli di ieri, per ripercorrere un’epoca frenetica che nessuno potrà mai capire davvero.
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