La storia è maschilista. Non sono io a dirlo.
Basta andare in cantina e cercare i libri che abbiamo usato alle scuole medie o superiori, che siano di lettere, filosofia, scienza, antologia, fisica, scienza, chimica ecc. Lì è contenuta la prova.
In quelli di storia è lampante: non solo il racconto dei movimenti femministi è assente o solo accennato, ma ancor più grave è il fatto che le donne siano praticamente inesistenti nella narrazione dei fatti.
La storia è maschilista: un vero femminicidio storico e culturale
In un articolo pubblicato a gennaio su La Repubblica Firenze, il filosofo Federico Sanguineti, in merito alla pubblicazione del suo saggio “Per una nuova storia letteraria”, quindi in riferimento alla storia della letteratura, non ha esitato a parlare di “femminicidio culturale“.
Le donne esistono da quando esiste la scrittura, ma hanno subito, insieme a minoranze e dissidenti di ogni epoca, fenomeni di censura e oblio, che le hanno di fatto eliminate dalla narrazione.
Federico Sanguineti
UCCISE, appunto.
Queste argomentazioni non riguardano libri di testo datati, né tanto meno sono solo illazioni.
Un interessante studio di Mariangela Scopelliti e Sebastián Molina Puche, pubblicato su “Didattica della storia” (leggilo QUI), ha analizzato la presenza delle donne nell’insegnamento della storia in Italia, studiando i manuali usati nelle scuole secondarie nel 2022.
Lungi dal valutare la metodologia o i testi presi in considerazione, ho trovato la ricerca interessante perché offre diversi spunti di riflessione, partendo da una questione inconfutabile: la figura femminile nella storia è sempre stata minimizzata e questo ha avuto effetti negativi anche sulla storiografia.
Le donne nell’insegnamento della storia in Italia: la prova che la storia è maschilista
L’indagine di Scopelliti e Molina Puche riprende diversi scritti autorevoli, ma mi preme sottolineare quelli di Joan Wallach Scott, storica statunitense che già nel 1993 affermava che la storiografia è sempre stata maschilista e ha sistematicamente cercato di minimizzare il ruolo e la presenza di figure femminili nella storia.
Trent’anni fa, la Scott scriveva che per sviluppare una storia equa, sarebbe necessaria un’autentica riscrittura della storia universale, in cui anche le donne siano considerate un elemento centrale del processo storico.
La narrazione della storia è un’emanazione della società, ed è per questo che una società maschilista ha creato una storiografia con una chiara polarizzazione maschile, in cui viene mostrato un passato con protagonisti solo uomini
Joan Wallach Scott
Qual’è il principale risultato di tutto ciò? Qualcosa di drammatico: la narrazione dei fatti ha dimenticato il contributo dato dalle donne alla storia, cancellando completamente nomi di donne, se non in rarissimi e inevitabili casi, che spesso coincidono con la volontà di restituire un’immagine del ruolo che hanno avuto, distorto o superficiale, quando non minimizzato.
Riscrivere la storia in ottica di genere: il ruolo dei romanzi storici
La vera vittoria, sarebbe, come diceva la Scott, la riscrittura della storia universale e la fine del dualismo uomo/donna, delle polarizzazioni e, inevitabilmente, dell’ago della bilancia che pende dalla parte del primo.
Ma poiché questa epurazione ha avuto l’effetto di rendere di fatto quasi impossibile, in alcuni casi, ricostruire una narrazione realistica, diventa quanto mai chiave il ruolo di giornalist3 e scrittric3 nel portare alla luce storie di donne dimenticate, nella scrittura di saggi, storie, racconti, romanzi storici. Un ruolo fondamentale per colmare questa profonda lacuna.
Per fare qualche esempio, è anche grazie a “Le donne dell’Acquasanta” di Francesca Maccani che veniamo a conoscenza delle battaglie delle tabacchine siciliane alla fine dell’Ottocento, o grazie a “Donne di porcellana” che sappiamo delle donne che a inizio Novecento, in Francia, scioperarono per il loro diritto alla dignità in un mondo in cui era normale (ERA?!) che le operaie venissero selezionate in base al loro aspetto fisico e poi subissero violenze come rito di benvenuto.
E ancora, grazie ai romanzi di Ilaria Tuti veniamo a sapere che durante le grandi guerre le donne hanno avuto ruoli di primo piano: in “Fiore di roccia” conosciamo le portatrici che sulle montagne friulane portavano su e giù per i versanti delle montagne munizioni e aiuti a chi combatteva in vetta, in “Come vento cucito alla terra” conosciamo la storia delle prime donne chirurgo che, impossibilitate ad avere accesso alla sala operatoria, nella Francia della Prima Guerra Mondiale aprirono un ospedale autogestito.
Tutte donne e storie dimenticate dai libri di scuola, riportate alla luce grazie allɜ scrittricɜ.
Il mio romanzo storico su una delle troppe donne dimenticate
Per questo sono quanto mai orgogliosa di potervi raccontare che anche io darò il mio contributo alla causa, con la pubblicazione, in primavera, del mio romanzo storico che racconta la vita di una delle tante donne dimenticate dalla storia.
Una donna, vissuta nella Milano e nell’Europa della Belle Époque, che ha cambiato le sorti di una delle città più famose d’Italia, rendendola nel tempo famosa in tutto il mondo, grazie al suo incredibile impegno nel sociale, nella politica, nella cultura.
Una donna che, ne sono certa, vi sorprenderà, come ha sorpreso me. E alla fine, non potrete che chiedervi come sia possibile che nessuno la conosca e che il suo nome non sia citata sui libri di storia universale.
E sì, purtroppo avrete anche l’ennesima conferma, nel caso servisse, che la storia è sempre stata maschilista.