O sottomesse o streghe.
Quando non si sono sottomesse alla visione che le voleva docili e piegate alle regole del sistema patriarcale, le donne sono sempre state rappresentate come mostri. E se erano mostri, andavano uccise, se erano streghe andavano cacciate, torturate e eliminate.
In questo articolo, vi propongo una riflessione sul perché donne e stregoneria sono sempre andate a braccetto, partendo dal saggio “Il mostruoso femminile” di Jude Ellison Sady Doyle.
Le donne coraggiose sono sempre state streghe
“Le streghe sono sempre state donne che hanno osato essere: coraggiose, aggressive, intelligenti, anticonformiste, esploratrici, curiose, indipendenti, sessualmente libere, rivoluzionarie. Sei una strega perché donna, indomita, arrabbiata gioiosa e immortale”
IL MOSTRUOSO FEMMINILE, PAG. 252
Quelle sopra sono le parole usate nel manifesto del collettivo W.I.T.C.H., movimento femminista americano degli anni Settanta (leggi QUI per saperne di più) di cui la statunitense Jude Allison Sady Doyle racconta nel capitolo conclusivo del suo potente saggio “Il mostruoso femminile“.
In questo capitolo di un libro che con grande potenza riflette sulla rappresentazione delle donne nei secoli, o sottomesse o streghe, Doyle ritorna sull’inscindibile legame che esiste da sempre tra streghe e donne, streghe e femministe.
Non che sia una novità, la donna che si libera dalle convenzioni e dalle sottomissioni, è chiamata da sempre con epiteti piuttosto comuni: senza giri di parole, o è una puttana o è una strega.
In questo senso, la sociologa e attivista Silvia Federici, autrice del noto “Calibano e la strega” (Mimesis passato prossimo, 2020) ha fatto dello studio della caccia alle streghe un fenomeno fondamentale per comprendere la nascita e l’affermarsi del patriarcato e del capitalismo.
Quel che accomuna Doyle alla Federici è una visione futura simile: la possibilità che con il riaffacciarsi del concetto di stregoneria associato al femminismo si possano aprire nuovi scenari di immaginazione e di costruzione di nuovi mondi.
In altre parole, la strega potrebbe essere la via per tracciare una nuova strada di luce e consapevolezza sulla libertà delle donne, ancora tutta da costruire.
In fondo meglio streghe che sottomesse.
Non siamo mai appartenute a un mondo di luce
In particolare, Doyle ripercorre il riemergere della strega come figura contemporanea dalla seconda metà degli anni Novanta del ‘900, fino ad arrivare al ventesimo secolo e a una nuova identificazione del femminismo con la stregoneria quando sulla scena si sono drammaticamente riaffacciati fantasmi del passato, che sembravano archiviati e invece no: i fantasmi del patriarcato, incarnati nell’era trumpiana.
Trump, scrive Doyle, “di cui mai furono in dubbio la paura delle donne e l’uso della violenza sessuale per correggerle“, è però solo la punta dell’iceberg: la sua era ha semplicemente operato un risveglio, una specie di epifania sul fatto che quello fosse il modo in cui abbiamo sempre vissuto, che ci ha sempre rappresentate o sottomesse o streghe.
Insomma:
Ci ha rivelato quello che abbiamo sempre sospettato: non siamo mai appartenute a un mondo di luce.
IL MOSTRUOSO FEMMINILE , PAG.
O sottomesse o streghe: allora meglio streghe
Eppure, scrive Doyle, insieme a questa consapevolezza, ne è arrivata un’altra.
“L’antico e oscuro potere, scegliere di adorare qualcosa di diverso dal pantheon del patriarcato, di rifiutare e leggere al rovescio le narrazioni della cultura dominante, era ancora lì“.
IL MOSTRUOSO FEMMINILE, PAG.
Cosa significa? Che il mostro femminile per eccellenza, la minaccia primordiale di cui si parla nei miti più antichi, la strega, “potrebbe rivelarsi l’elemento dirompente di questa storia”.
Le streghe, “sono ciò che le donne sarebbero se avessero il potere“, “ci offrono un modo per immaginare il potere femminile“, per di più “senza ricorrere a quella paternalistica generalizzazione secondo cui la leadership femminile sarebbe per sua natura più gentile e meno egoistica“.
Se allora si fa un passo indietro, tornando alla caccia alle streghe, forse è lì che si possono vedere le origini del sistema e comprenderne i meccanismi, e magari scardinarli.
Tornando a Silvia Federici, ancora lei in “Calibano e la strega” racconta la chiamata alle armi contro le levatrici, uccise per stregoneria, e individua in quel momento il modello di come la struttura del patriarcato sia stata costruita.
Le levatrici, che facevano nascere i bambini e interrompevano gravidanze grazie alle loro conoscenze naturali, che avevano con la natura una connessione e un dialogo che le rendeva troppo potenti, furono distrutte, “affinché“, commenta Doyle, “i padri assumessero la loro posizione regale all’interno della famiglia“.
Tre più due libri sulla caccia alle streghe
Ancora una volta, l’unico elemento in nostro potere è la conoscenza. Conoscere quello che accadde e accade ancora, la consapevolezza, è l’unica strada che possa renderci libere. Ecco perché allora, le storie sulla caccia alle streghe sono vie verso la libertà.
E io ve ne propongo tre che ho amato profondamente. Più due saggi che aprono mondi.
Tre romani sulla caccia alle streghe…
“Io sono la strega”
“Io sono la strega” di Marina Marazza racconta la vita di Caterina Medici da Broni, una donna processata per stregoneria, condannata allo strangolamento e quindi al rogo alla Vetra di Milano. Il suo è stato uno dei processi per stregoneria di Milano.
Caterina viene violentata a soli 12 anni e a 13 anni resta incinta. Come fosse una sua colpa, dopo che il figlio le viene tolto, va in sposa a un uomo che non è chi dice di essere e la costringe a prostituirsi. Ma Caterina è diversa, è forte e moderna, sa persino leggere e scrivere, e scappa per fare da sé il suo destino.
Da quel momento la sua vita sarà una vera avventura e la ricerca del suo posto del mondo la porterà a essere usata, abusata, desiderata. La sua abilità di adattarsi alle situazioni più disparate, il suo disperato bisogno d’amore, la necessità di sopravvivere agli abusi e ai potenti, la porteranno a escogitare diversi artifici che la condurranno a essere tacciata di stregoneria.
“Io sono la strega” è una bellissima storia femminile, di lotta per la sopravvivenza e per l’affermazione individuale, in un luogo e un tempo che sono quelli tra il 1500 e il 1600, ma che sono drammaticamente moderni e attuali.
“La strega di Triora”
“La strega di Triora” di Antonella Forte racconta la storia di Franchetta Borrelli, una delle donne coinvoltre nel procedimento giudiziario che si svolse nel borgo ligure tra il 1587 e il 1589, in cui alcune donne vennero accusate di essere artefici di una grave carestia.
Uomini e potenti non riescono ad accettare che la città, da sempre granaio della Repubblica di Genova, sia “improvvisamente” schiacciata da una terribile carestia, che ha provocato miseria e fame in tutta la Valle Argentina. A caccia di colpevoli, la drammatica situazione viene attribuita alle streghe.
Così, molte donne vengono denunciate, arrestate e torturate, alcune uccise, altre costrette a vivere braccate e nascoste. Le stesse donne, alle quali erano stati offerti doni e gratitudine per la loro attività di guaritrici, diventano oggetto di crudeltà mai viste.
Un romanzo intenso e perfettamente ricostruito, un inno alle donne, alla loro forza e capacità di combattere e perdonare. Un affresco che ci riporta a un’epoca antica, eppure attualissima.
“Vardø. Dopo la tempesta”
1617. Una tempesta veloce e fugace si abbatte su Vardø proprio mentre gli uomini sono usciti a pescare. Quando il mare si calma, le donne rimaste sulla terra ferma non scorgono più nessuno dei loro mariti, figli e padri all’orizzonte: sarà lo stesso mare a riconsegnarglieli, morti, dopo giorni.
Lo smarrimento iniziale è tanto, ma le donne rimaste sole devono riuscire a mettere a tacere il dolore per imparare a sopravvivere. Cosi, Maren, Kirsten, Fru Olusdatter e tutte le altre imparano quello che non avevano mai fatto prima: escono a pescare, macellano la carne, conciano le pelli, coltivano i campi… Ricostruiscono un nuovo equilibrio basato sulla loro forza e unione.
Ma siamo nel 1600. E alcuni comportamenti e azioni vengono considerati “indecorosi” per le donne. Una comunità di donne sole e indipendenti, che pretende di vivere secondo le proprie regole deve essere, secondo i ben pensanti, opera del demonio.
“Vardo. Dopo la tempesta” è doloroso perché racconta una storia vera. Un romanzo a cui essere preparati: vi distruggerà e vi ricomporrà nuove.
… più due saggi
Insieme a questi tre romanzi, vi propongo due saggi che ogni donna dovrebbe avere sul comodino.
“Donne che corrono con i lupi”
Clarissa Pinkola Estès, scrittrice, poetessa e psicoanalista, scrisse “Donne che corrono con i lupi” nel 1898. Da allora è diventato un libro culto che ha cambiato la vita di milioni di donne.
Attingendo alle fiabe e ai miti delle più diverse tradizioni culturali, Clarissa Pinkola Estés riporta in queste pagine la narrazione della sua psicanalisi del femminile, attorno alla straordinaria intuizione della donna selvaggia, intesa come forza psichica potente, istintuale e creatrice, lupa ferina e al contempo materna, ma soffocata da paure, insicurezze e stereotipi.
Cosa c’entrano le streghe? C’entrano, eccome. Le streghe sono come la donna selvaggia, vivono e conoscono la natura, ne comprendono i tempi e i poteri, li assecondano e allo stesso modo li governano. La streghe sono come la donna selvaggia, seguono l’intuito e conoscono con precisione la forza della sorellanza, sono spiriti indomiti e, come tali, non sempre buone e generose.
“Il mostruoso femminile”
“La donna è sempre stato un mostro“. Così inizia “Il mostruoso femminile“, un saggio che racconta come la narrazione sulle donne abbia da sempre descritto le stesse o come martiri e sante o come mostri.
Un saggio sulla natura selvaggia della femminilità, che viaggia tra mito e letteratura, cronaca nera e cinema horror, mostrando la primordiale paura che il patriarcato nutre da sempre nei confronti delle donne.
Da “L’esorcista” alla dea babilonese Tiamat, dalla biblica Lilith a “Giovani streghe“, attraversano fatti di cronaca, film, leggende e vite dimenticate, Jude Ellison Sady Doyle porta il lettore in un viaggio alla scoperta dell’oscura potenza delle donne, rivendicando l’orrore come forza creatrice, capace di rompere le catene millenarie dell’oppressione patriarcale.
Il fuoco che arse le streghe sarà il faro del nostro cammino: meglio streghe che sottomesse
Spaventoso ammettere la violenza del patriarcato, ma finché non lo faremo sarà impossibile anche solo immaginare un’alternativa. Le streghe sono guaritrici, ma non possiamo curare la nostra cultura se prima non riconosciamo che è malata
IL MOSTRUOSO FEMMINILE
Ecco, qui il nocciolo di tutto. Perché le streghe sono l’elemento dirompente. Per lo stesso motivo per cui lo è la donna selvaggia.
Se “dal confine del mondo possiamo fare meraviglie“, “questo sarà possibile solo a patto di affrontare i nostri demoni, di accettare l’esistenza di quelle donne ribelli e pericolose che gridano a gran voce per aver giustizia e vendetta“.