Parlare di violenza di genere: sì, dobbiamo, dobbiamo parlarne!
Iniziamo a parlarne di violenza di genere
Ho sempre avuto l’esigenza di andare a fondo delle cose, di capire e analizzare. E per farlo, ho sempre letto moltissimo.
Romanzi, in particolare, che anche se non spiegano offrono spunti di riflessione e suggestioni interne e esterne per riflettere su una data questione.
Il mio amore per la saggistica, invece, è esploso quest’anno, prima per necessità (scrivere un romanzo storico, rende necessaria la lettura di pile e pile di saggi) poi per avidità e ora per entrambe (hai voluto iscriverti all’Università? Pedala!)
Insomma, per necessità e per avidità, quest’anno ho letto moltissimi libri e saggi sulla questione femminile.
Mi sono chiesta quali fossero tra tutti, quelli che consiglierei, se qualcuno mi ponesse la fatidica domanda: cosa mi consigli di leggere per parlare di violenza di genere? E dopo aver elaborato una lista infinita, ne ho scelti quattro: sono quelli che ho letto più recentemente e che affrontano la questione di petto, avendola proprio al centro.
Quattro libri da leggere per parlare di violenza di genere
“Non chiamarmi amore” (di Beatrice Antonelli, Laura De Dilectis, Caterina Fantetti, Claudia Malerbi, Ilaria Saliva, Giulia Valzecchi)
“Non chiamarmi amore” edito da Fabbri è ispirato alle testimonianze raccolte in questi anni, ai racconti delle donne che si sono rivolte a Donnexstrada, associazione che offre aiuto alle vittime di violenza di genere.
È la vicenda di Matilde, Camilla e Alma, tre vite che si intrecciano e diventano racconto universale.
La prima, Matilde, non intuisce che la sua relazione con Luca ha preso una deriva pericolosa, perché nella violenza ci è cresciuta. Sin da piccola ha sentito le urla bestiali del padre, visto gli occhi pesti della madre e si è abituata a pensare che la normalità fosse quella.
Camilla, invece, lo sa che uno schiaffo non è amore, che la smania di possesso, le scenate davanti a tutti sono un segnale allarmante, ma l’ha capito solo a duro prezzo, passando attraverso il terrore e l’isolamento.
Alma, infine, lo sa che non è facile guardare in faccia la realtà e riconoscere che la persona che ti sta accanto è un aguzzino, glielo raccontano ogni giorno le vittime che incontra al centro antiviolenza. E sa che spesso i ruoli si confondono e proprio la vittima tende a sentirsi colpevole. Ma ha imparato anche un’altra cosa: che il confronto con le altre donne può aiutarti a ritrovare la giusta prospettiva e la forza di reagire.
Interessantissimo e in linea con gli obiettivi dell’associazione: creare una rete di cittadini e di altri soggetti che possano intervenire a difesa delle donne sul territorio, promuovere politiche e programmi pubblici che garantiscano maggiore sicurezza per le donne, ascoltare le persone colpite da fenomeni di violenza e discriminazione e fornire loro assistenza psicologica.
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“Le signore non parlano di soldi” (di Azzurra Rinaldi)
Edito anche questa volta da Fabbri, “Le donne non parlano di soldi” è il titolo di un interessantissimo saggio dell’economista Azzurra Rinaldi. L’argomento è tosto: si parla di una violenza che non è fisica, a volte subdola e poco esplicita, quella economica e di conseguenza psicologica: che sembra un concetto anacronistico, ma ahimè non lo è.
L’autrice, infatti, racconta in maniera semplice e chiara, attraverso una documentazione minuziosa come i soldi siano una potente lente d’ingrandimento per capire le differenze di genere e le disuguaglianze anche nel nostro mondo occidentale all’apparenza emancipato.
Docente di Economia politica all’Università degli Studi di Roma Unitelma Sapienza, la Rinaldi affronta i temi della cura non retribuita, della violenza economica, dell’emancipazione che smantella il sistema patriarcale e del suo impatto sulle tasche delle donne.
Invocando la sorellanza, invita uomini e donne a guardarsi davvero e a trovare obiettivi condivisi.
Solo partendo dal presupposto che il sistema in cui tutti e tutte viviamo non è il migliore possibile, possiamo muoverci insieme verso un modello più giusto, più equo e che garantisca a entrambi maggiore benessere.
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“Il mostruoso femminile” (di Jude Ellison Sady Doyle”)
Difendo questo saggio con le unghie e con i denti e lo citerò vita natural durante. Inizia così: “La donna è sempre stata un mostro“.
E se un mostro è un corpo spaventoso perché fuori controllo, una donna mostruosa è una donna libera dal controllo dell’uomo. Per questo va uccisa, eliminata, bruciata.
“Il mostruoso femminile” è un saggio sulla natura selvaggia della femminilità, che viaggia tra mito e letteratura, cronaca nera e cinema horror, mostrando la primordiale paura che il patriarcato nutre da sempre nei confronti delle donne, rappresentandole da sempre, quando libere e moderne, come mostri o streghe.
Da L’esorcista alla dea babilonese Tiāmat, dalla biblica Lilith a Giovani streghe, attraversano leggende e vite dimenticate, passando per fatti di cronaca e dalla loro narrazione, Jude Ellison S. Doyle compie un viaggio alla scoperta dell’oscura potenza delle donne, rivendicando l’orrore come forza creatrice, capace di rompere le catene millenarie dell’oppressione patriarcale.
Che ve lo dico a fare: IO LO ADORO!
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“Spezzate” (di Jude Ellison Sady Doyle)
Sì, adoro Doyle. Lo avevo già detto? In “Spezzate“, uscito dopo “Il mostruoso femminile”, risponde a una strana domanda: perchè ci piace guardare una donna crollare? Cosa ci attrae della sua vulnerabilità?
Questo saggio potente e appassionato ci apre le porte di una galleria degli orrori in cui celebrità di ogni epoca, da Charlotte Brontë a Miley Cyrus, da Britney Spears a Hillary Clinton, hanno scontato la colpa di non aver rispettato i limiti che la cultura patriarcale aveva imposto alle loro vite.
Attingendo dalla letteratura e dalla stampa scandalistica, Doyle ricostruisce l’ascesa e la caduta di queste donne, esplorando il fenomeno sociale della trainwreck: il deragliamento dai binari del proprio ruolo che porta a perdere tutto ciò che si aveva ottenuto.
Un libro che è un invito a cambiare il proprio sguardo, a riconoscere nella trainwreck un nuovo modello di emancipazione in grado di sovvertire le regole della società.
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Leggere per parlare di violenza di genere
Il primo consiglio per me è comunque semplicemente: LEGGERE! Non post, non giornali, non tweet. Leggere libri.
La confusione, quando un problema è così caldo, è tanta, e l’informazione si confonde facilmente con la propaganda.
Scegliere le cose che valgono è determinante e, a mio avviso, queste hanno sempre a che fare con parole che devono essere comprese e analizzate: stiamo immagazzinando passivamente così tante informazioni e slogan urlati, che ne comprendiamo davvero una percentuale bassissima, quasi nulla.
Dunque: leggete!
Leggere libri sulla caccia alle streghe
Se vi piacciono i romanzi e avete una predilezione per quelli storici, non posso che consigliarvi di partire da libri che raccontano la primissima testimonianza di violenza sistematica e strutturale sulle donne: quelli sulla caccia alle streghe.
In un recente articolo, in cui racconto della donne dalla caccia alle streghe a oggi, ve ne suggerisco tre che hanno particolarmente lasciato il segno nella mia coscienza:
- “Io sono la strega” di Marina Marazza, sul più violento processo per stregoneria di Milano;
- “La strega di Triora” di Antonella Forte, sulla storia di una delle streghe del borgo ligure conosciuto ancora come borgo delle streghe;
- “Vardo dopo la tempesta” di Kiran M. Hargrave, sullo sterminio di una comunità di donne indipendenti su un’isola della norvegia.
E poi…
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