“Vardø. Dopo la tempesta” e’ uno di quei romanzi che lasciano il segno.
Mi ha davvero tolto il respiro, aggrovigliato le budella e poi fatto piangere a cascata.
Mentre leggevo le ultime pagine, consapevole che stessi per lasciare la storia di Maren, Ursa, Diina, Kirsten e le altre, ho avuto la certezza che nulla sarebbe mai stato come prima.
I libri ci cambiano dentro, più di quanto possiamo immaginare…
La terribile storia di Vardø
Parto da un fatto. Quella narrata in “Vardø. Dopo la tempesta“, sebbene non sia una storia vera, è ispirata a fatti reali. Forse Maren, Ursa e le altre donne che incontriamo nella storia non sono esistite, ma sono esistite davvero 77 donne bruciate sul rogo in una terribile caccia alle streghe che ebbe luogo nel 1600 in Norvegia.
A Vardø, in particolare, per ricordare l’orrore, è stato persino realizzato un memoriale, sulla collina su cui, si pensa, avessero luogo le esecuzioni.
Gia questo mette tutto sotto una luce differente.
A illuminare quella parentesi buia della storia, la scrittura di Kiran MillWood Hargrave, autrice britannica di soli 31 anni, che riesce a dar voce in maniera diretta a donne che non potevano avere voce e cuore e vita e sogni e desideri… senza essere considerate streghe.
Basta già il suo stile unico a ricreare atmosfere cupe e dure, date dalle difficoltà del tempo e del luogo, e di tutti i fatti di cui furono protagonisti, loro malgrado, ma anche per loro stessa causa, donne e uomini dell’epoca.
Trama di “Vardø. Dopo la tempesta“
Ecco la trama di “Vardø. Dopo la tempesta“.
1617. Una tempesta veloce e fugace si abbatte su Vardø proprio mentre gli uomini sono usciti a pescare. Quando il mare si calma, le donne rimaste sulla terra ferma non scorgono più nessuno dei loro mariti, figli e padri all’orizzonte: sarà lo stesso mare a riconsegnarglieli, morti, dopo giorni.
Lo smarrimento iniziale è tanto, ma le donne rimaste sole devono riuscire a mettere a tacere il dolore per imparare a sopravvivere. Cosi, Maren, Kirsten, Fru Olusdatter e tutte le altre imparano quello che non avevano mai fatto prima: escono a pescare, macellano la carne, conciano le pelli, coltivano i campi… Ricostruiscono un nuovo equilibrio basato sulla loro forza e unione.
Ma siamo nel 1600. E alcuni comportamenti e azioni vengono considerati “indecorosi” per le donne. Anche pescare, sebbene sia necessario per garantire la sopravvivenza.
Per questo viene inviato a Vardø il sovrintendente Absalom Cornet, un fosco e ambiguo personaggio distintosi, in passato, per aver mandato al rogo diverse donne accusate di stregoneria. Prima di partire Absalom ha sposato una giovane donna norvegese, Ursa, inesperta della vita e terrorizzata dai modi sbrigativi e autoritari del marito.
A Vardø, però, Ursa scorge qualcosa che non ha mai visto prima: donne indipendenti. Absalom, al contrario, vede solo una terra sventurata, abitata dal demonio. Un luogo ai margini della civiltà, dove la popolazione barbara dei lapponi si mescola liberamente con i bianchi e dove una comunità di sole donne pretende di vivere secondo regole proprie.
Tutto terribile, non possono che essere streghe…
Ma saranno le donne più chiuse della comunità, le cosiddette “donne da kirke”, ad accelerare i fatti, raccontando al sovrintendente delle rune e delle statuette tenute in casa da alcune di loro, elementi della tradizione lappone considerati demoniaci, della casa troppo bella e troppo grande di Fru Olusdatter, dei pantaloni indossati da Kirsten per conciare le pelli. Saranno loro stesse ad accusarle di stregoneria, al punto da arrivare a ritenerle colpevoli della tempesta stessa.
“Vardø. Dopo la tempesta”: un romanzo a cui essere pronti
“Vardø. Dopo la tempesta” non è un romanzo che può essere letto in qualsiasi momento. Bisogna essere pronti e preparati. Consapevoli che le storie narrate entreranno nelle vene e che si respirerà e smetterà di respirare con le stesse protagoniste.
In fondo, fin dall’inizio si sa già come andrà a finire, ma non si può fare a meno di continuare a girare le pagine, riempiendosi occhi, cuore e testa di parole e fatti che non possiamo credere siano davvero accaduti.
E nonostante tutto, non si smette di sperare che qualcosa vada diversamente, che il colpo di scena sia dietro l’angolo e che, quella storia che ci hanno raccontato, sia solo inventata.
Ma purtroppo non è cosi. “Vardø. Dopo la tempesta” è la storia di uno dei periodi più bui che si sia mai abbattuto nella storia dell’Occidente: un tempo di ignoranza e superstizione, di repressione perpetrata in nome di un Dio, nel nome del quale sono state commesse le peggiori aberrazioni e crudeltà che hanno portato alla caccia alle streghe.
A Vardo, tra il silenzio della storia e quello dovuto alla posizione remota dell’isola, ha avuto luogo una caccia implacabile: otto donne norvegesi furono accusate di stregoneria e atti impuri con il diavolo e di aver scatenarono il 24 dicembre 1617 una tempesta epica per uccidere i quaranta uomini dell’isola per prenderne il possesso.
Una storia talmente vera e agghiacciante, che in suo ricordo nel 2011, sulla collina su cui si ritiene siano state giustiziare, e’ stato realizzato il Steilneset Memorial, un memoriale che contiene una mostra commemorativa che documenta le accuse, la confessione e la sentenza di ogni vittima, tratti dai documenti storici originali del processo.
In nome di Dio…
La prosa dell’autrice, come ho detto, rende questo romanzo ancora più perfetto e incisivo: abilissimo nel ricreare le atmosfere cupe e nel descrivere condizioni climatiche impietose, lo stile della Hargrave riesce a rendere il senso di fatalità e impotenza all’interno del quale si muovono tutti i personaggi, in particolar modo le donne.
E lo stesso fa il lettore: segue la narrazione, impotente e incredulo, fino alla fine, quando cerca di recuperare l’aria a pieni polmoni. Perché sapeva, ma resta comunque basito, davanti a uomini che torturano, violentano, uccidono e bruciano… in nome di Dio. Davanti a persone che credono che, se gettato in mare torni a galleggiare, devi essere senza dubbio in combutta con il diavolo…
La storia della caccia alle streghe mi attira a se come una terribile calamita. L’anno scorso avevo letto un altro bellissimo romanzo, tutto italiano e tutto milanese, che vi consiglio: “Io sono la strega” di Marina Marazza (per leggere la recensione, clicca qui).