E tu come ti senti oggi “In una scala da 1 a 10“? Tamar, la protagonista di questo bellissimo romanzo di Ceylan Scott, deve rispondere a questa domanda tutti giorni, e lo deve fare dal centro di cura psichiatrica in cui si trova ricoverata perché… ha ucciso la sua amica Iris… o almeno questo è quello che pensa.

Premessa social

Premessa: a me i social piacciono e da quando uso assiduamente Instagram adoro confrontarmi con lettori accaniti come me, che spesso hanno profili molto accurati e interessanti e consigliano libri davvero interessanti. Unica pecca di questo sistema, il fatto che le letture sono spesso sempre le stesse: i social hanno in parte uniformato le nostre scelte… O mi sbaglio?

Ricordo i tempi in cui si entrava in libreria ignari di tutto. Cosi ho scoperto molti dei mie libri preferiti, per esempio “Come la Madonna arrivo sulla Luna“, bellissimo, divertentissimo e anche toccantissimo romanzo.

Ora non è più cosi, quando entriamo in libreria vediamo pile di romanzi di cui abbiamo già sentito parlare e le nostre scelte ricadono spesso proprio su quello di cui abbiamo visto più volte la copertina.

Il romanzo di cui sto per parlarvi oggi non è tra quelli. E tutto questo preambolo mi serve per dirvi che è stata una bellissima sorpresa: divorato in 24 ore, questa storia affronta tematiche complesse in maniera accessibile a tutti, specie ai ragazzi, che sempre più spesso ne sono vittime.

Trama di “In una scala da 1 a 10”

Guarire è un concetto buffo, perché in realtà tutti stiamo guarendo da qualcosa

Protagonista di “In una scala da 1 a 10” è Tamar, 16 enne, ex atleta di corsa campestre. Un’adolescente come tante che si trova ad affrontare la morte della sua amica Iris, di cui si sente colpevole. Tra salti avanti e indietro nel tempo, con capitoli che si alternano tra “Ora” e “Allora”, scopriamo una Tamar fragile, che per affrontare il vuoto si fa del male e tenta il suicidio, convinta di essere cattiva e di non meritare la vita.

Ricoverata nella clinica psichiatrica Lime Grove, sorvegliata per giorni a vista, incontrerà altri giovani che come lei sono affetti da problemi psichiatrici: disordini alimentari, disturbo bipolare, paranoia ecc. Insieme a Ellie, Will, Alice e Jasper, si troverà a dover affrontare una battaglia difficilissima, perché il mostro che deve combattere si trova dentro di lei.

Tamar scoprirà che quello che è accaduto a Iris non è stata la causa, ma solo il punto di rottura di una condizione già fragile e con i medici darà a quel mostro il giusto nome (disturbo borderline di personalità), imparando, passo dopo passo, ad accettare l’aiuto di chi le è vicino e a guardare in faccia le sue angosce, per mettere a tacere i suoi dolori.

“In una scala da 1 a 10”: duro e semplice

Non riesco a descrivere come sia essere vivi per qualcuno che non è sprofondato nelle tenebre. Essere vivi è una sensazione pura e cosi spaventosa che a volte l’oscurità mi invita a strisciare di nuovo nel suo grembo e prostrarmi ai suoi piedi, come facevo un tempo, e a volte in preda alla tentazione faccio un passo indietro

Sebbene possa sembrare un libro pesante, ho letto “In una scala da 1 a 10” in un fiato. Il tema, seppur complesso, è trattato in maniera “facile”, che non significa leggero, ma la storia scorre via rapida e il racconto, seppur duro, è accompagnato da sarcasmo e cinismo che non guastano e aiutano il lettore a entrare nella mente di una persona affetta da questi disturbi in maniera diretta ma anche semplice.

In qualche modo, questo racconto mi ha ricordato “Noi ragazzi dello zoo di Berlino”. Anche qui si parla di dipendenza, non da droghe, ma dall’autolesionismo. E questa storia e altrettanto cruda, diretta, viene descritto tutto, anche le scene più dure. Nella terza di copertina, infatti, al punto più basso della scala da 1 a 10 viene precisato che “contiene scene di autolesionismo e tentativi di suicidio che possono risultare disturbanti per alcuni lettori“.

E’ anche precisato che “si consiglia cautela ai soggetti particolarmente sensibili”, anche se sul finale mi è sembrato che proprio a loro si volesse rivolgere l’autrice. Autrice, per altro, giovanissima (del 1997), anche lei affetta dal disturbo di Tamar.

La scelta della vita

Sono orgogliosa di aver assassinato il mio mostro e poi distrutto le prove e di aver annientato l’oscurità che ha cercato di uccidermi, di aver scavalcato cento recinti di filo spinato e essere sfuggita alla disperazione

Tornando alla storia, dicevo che quella di Tamar è una vicenda tanto dura quanto comune (ho letto le statistiche, sembra che il disturbo borderline della personalità riguardi il 2 per cento della popolazione). Per questo ritengo che sia un romanzo da leggere, specie tra gli adolescenti ma non solo, visto che questo disturbo colpisce soprattutto dall’adolescenza fino a circa i 35 anni nella maggior parte dei casi.

Tamar dovrà cercare di risalire la sua scala da 1 a 10, e l’unica via per farlo sarà capire che “non c’è nessuna cura all’infuori di me”.

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