Qualche giorno fa, parlavo di cambiamento, in senso figurato.
E’ noto ai più che sono una grande fan del cambiamento, come scintilla che accende nuove opportunità e offre nuove possibilità.
Ma come sostenere questo concetto? Mi sono chiesta: tante chiacchiere, ma poi, come dimostrare che il cambiamento può essere un’occasione?
La risposta era, come sempre davanti ai miei occhi: con i libri, ovviamente, con le storie e con la scrittura.
Tutto parte da una semplice constatazione: se non ci fosse un cambiamento, una rottura, un incidente scatenante capace di mettere in discussione un supposto equilibrio, non esisterebbero storie, non si potrebbero scrivere racconti, non sarebbero girati film.
O meglio, forse si potrebbe, ma a che pro? Ve la immaginate la noia di un racconto su uno status quo che non cambia mai?!
5 elementi chiave di ogni storia, parte 1: il cambiamento
Pensate a tutti i romanzi che avete letto, ai film che avete visto. Tutto inizia quando soffia il vento del cambiamento, l’incidente scatenante.
Per esempio, in “Abbiamo sempre vissuto nel castello” di Shirley Jackson, Mary e Constance Blackwood vivono isolate nella loro villa dopo la morte di tutto il resto della famiglia, avvelenata con l’arsenico. Il loro equilibrio da casa di bambola viene scombussolato dall’arrivo di un lontano cugino che, iniziando a vivere con loro, scardina inquietanti rituali e dà il via alla narrazione vera e propria.
L’incidente scatenante è l’avvenimento che sconvolge l’equilibrio iniziale delle prime pagine e che introduce, a breve termine, conflitti, a lungo termine, lascia presagire inevitabili sviluppi, un cambiamento appunto.
E’ importantissimo, perché pone un ostacolo iniziale che impedisce lo svolgimento della vita normale del protagonista, che, quindi, è chiamato a risolvere il problema: senza l’incidente scatenante non esiste motivazione per proseguire la storia.
Il cambiamento e il romanzo di formazione
Nel mio romanzo fantasy “La Spirale del Tempo“, (compralo qui ) Lucas, il protagonista, è un ragazzino che vive una vita mediocre e superficiale, lasciando che gli altri decidano per lui e facendosi trascinare dagli amici alle feste. All’improvviso ecco che irrompe qualcuno nella sua vita, qualcuno che lo chiama in un mondo che credeva di avere solo immaginato: quel mondo è il pericolo, e con esso tutta la sua vita. Lucas sarà costretto a cambiare per trovare la soluzione e scoprire chi vuole essere davvero.
In questo come in moltissimi altri romanzi, l’incidente scatenante porta a un cambiamento che è anche personale, il personaggio impara, evolve, cresce: ecco il romanzo di formazione. Una tipologia di narrazione che racconta proprio quello che accade nella vita: accadono cose che ti costringono a un cambiamento, che porta a una crescita, a una maturazione.
La progressione, il climax, la risoluzione
Il cambiamento, però, non deve accadere in un lampo, altrimenti la storia finisce in quattro e quattr’otto.
Dopo che qualcosa arriva a destabilizzare l’equilibrio, il protagonista opera una prima scelta, che in genere non è ancora radicale, ma conduce al secondo passaggio: le complicazioni.
Certo, ogni scelta ha delle conseguenze, e vale anche per il nostro personaggio. E’ stato costretto a cambiare, ma ora cosa succede? Cosa vuole ottenere il personaggio? Tornare all’equilibrio, certo, ma tornare indietro, al punto di partenza, è impossibile, perché quello che è successo è stata l’occasione per capire di avere un desiderio profondo, che a quel punto sente il bisogno di realizzare.
Questo desiderio, questo riscoperto bisogno, sarà quindi il vero motore della storia. Fino alla crisi, il punto in cui non può più tornare indietro, in cui le conseguenze di tutte le sue scelte si addensano e lo conducono al picco emotivo, il climax e alla risoluzione con il finale vero e proprio.
3 romanzi sul cambiamento
Poiché abbiamo visto che tutte le storie prendono il via da un punto di rottura, ogni romanzo potrebbe essere citato a titolo di esempio. Ma i tre che vi propongo, affrontano questo aspetto in modo evidente e diverso. Li ho amati anche per questo.
“Il ballo delle pazze” di Victoria Mas
“Il ballo delle pazze“, racconta della Salpêtrière, ospedale psichiatrico parigino diretto dall’illustre dottor Charcot (uno dei maestri di Freud), dove alla fine dell’Ottocento venivano rinchiuse le cosiddette “alienate”, donne ritenute “isteriche”, ma soprattutto scomode, rifiutate, moderne o troppo coraggiose per i tempi.
L’incidente scatenante è l’arrivo di Eugenie, figlia di una ricca famiglia borghese, rinchiusa dalla sua stessa famiglia perché vede e parla con i defunti (una terribile vergogna!).
Ed è proprio l’arrivo di Eugenie a ribaltare le vite apparentemente ordinate dei protagonisti: Genevieve, ferma sostenitrice della scienza come unico senso della vita e fedele seguace di Charchot, arriverà a mettere tutto in discussione, anche la sua stessa vita, pur di salvare una donna dalle violenze altrui.
Tutto cambia, persino il modo in cui vede il mondo, persino il punto di vista iniziale.
“Faremo foresta” di Ilaria Bernardini
In “Faremo foresta” l’incidente scatenante è un vero e proprio incidente: mentre Anna soffre per la fine del suo matrimonio e vive il dramma della separazione, Maria, un’amica di sua sorella, viene colpita da un aneurisma cerebrale davanti a lei, proprio mentre le sta raccontando che Alessandro, il fidanzato di sua sorella Diana, ha avuto un gravissimo incidente in modo.
Attorno ad Anna tutto sembra farsi deserto.
Del resto il cambiamento è “solo” un’occasione, non una certezza di prenderne il meglio. E puo essere positivo, ma anche negativo, solo a seconda dello stato mentale con cui lo affrontiamo.
Ed ecco allora la progressione: mentre anche la crisi economica incombe e ogni cosa sembra dolorosa o difficile, Anna comprende che dalla convalescenza si può rinascere a nuova vita, da un terrazzo rinsecchito può generarsi una foresta, e “bastano gli avanzi di una famiglia per sopravvivere al deserto“.
Anna si trasferisce in una nuova casa, assiste alla guarigione di Maria e insieme a lei, giardiniera, impara a prendersi cura delle sue piante, di lei, della sua vita. E lì dove prima esistevano solo siccità, paura e incertezza, ecco rinascere qualcosa, ecco che tutto fa foresta.
La foresta che Maria, Anna e Nico (suo figlio) faranno germogliare sul terrazzo diventa cosi metafora della vita stessa, dei legami che si intrecciano, della cura e della e della forza che si deve avere per farli crescere oppure per lasciarli andare. Del cambiamento.
“Morsi” di Marco Peano
In “Morsi“, il cambiamento e shoccante, un lampo rosso sangue che si staglia sul bagliore della neve.
Sonia e Teo, due adolescenti, mentre Lanzo viene seppellita da una nevicata che resterà nella storia e non si vedeva da anni, saranno costretti a vivere e accettare qualcosa che accade nel loro paese di indicibile (nel vero senso della parola).
Qui il cambiamento non è solo un fatto che accade nella storia, ma si trova in tutto, a partire dal fatto che i protagonisti sono nel pieno dell’adolescenza, periodo di cambiamenti per eccellenza.
Ed è questa la chiave di tutto: al di là della fine, al di là della trama, questo romanzo riesce a rendere vivide e palpabili le emozioni e gli sconvolgimenti dell’adolescenza, usa un racconto pieno di simboli e metafore per descrivere qualcosa di concreto come il fatto che nulla resta uguale e che il cambiamento a volte è male, ma poiché inevitabile può diventare salvezza.
Senza cambiamento non esiste storia
Come in tutte le storie citate, anche nella vita, senza cambiamento con c’è storia.
Voi direte, ma sono romanzi, la vita non è un film.
No, certo, ma non esisterebbe la voglia di raccontare se nella realtà non accadessero cose, da che mondo e mondo. Per rendere la narrazione della propria vita interessante è indispensabile che si aprano le porte al cambiamento. Se nulla cambia tutto resta uguale, anche le cose che ci rendono infelici, insoddisfatti, musoni…